OK, l’idea l’ha avuta Gianluca Santini, poi l’ha ripresa il mio vicino di cella Alex Mcnab.
Una top five (è il meme dell’estate – mai più senza) di cinque frasi, cinque battute cinematografiche, nelle quali in qualche modo mi ritrovo, o che sono diventate – per un verso o per l’altro, i miei personali mantra.
Non starò a dirvi che si tratta di film che considero fondamentali – o magari sì, visto che ci sono.
Ecco quindi le mie cinque entries.
Non in un ordine particolare…
Succederà così. Magari stai camminando per strada. Forse è il primo giorno di primavera. Ed un’auto ti si affianca lentamente, ed una porta si apre, e qualcuno che conosci, e di cui magari ti fidi, esce dall’auto. E sorride, un bel sorriso amichevole. Ma ha lasciato la porta dell’automobile aperta, e ti offre un passaggio.
Chi: Joubert
Da: I Tre Giorni del Condor
Il pre-finale di questo film che mi piace da sempre, con questa quieta, gelida previsione di un futuro in cui non ci si potrà più fidare di nessuno.
Non posso fare a meno di ripensare a questa frase tutte le volte che una fregatura mi arriva da una direzione ingenuamente inaspettata.
Mi piace perché pur nella sua ineluttabilità, la previsione del killer Joubert (Max Von Sydow) ha un che di stranamente pacifico.
Succederà così.
Senza se e senza ma.
Ma non è il caso per questo di diventare cinici.
O tetri.
Non essere così tetro. Dopotutto non è poi così orribile. Come disse quel tale, in Italia per trent’anni sotto i Borgia ebbero guerra, terrore, omicidio e spargimenti di sangue, ma produssero Michelangelo, Leonardo da Vinci, e il Rinascimento. In Svizzera avevano l’amore fraterno – cinquecento anni di pace e democrazia, e cosa produssero? L’orologio a cucù.
Chi: Harry Lime
Da: Il Terzo Uomo
Ho scritto altrove di come io abbia una venerazione per questa pellicola e per Harry Lime, il biechissimo figuro al centro della storia.
Questa battuta, insieme a quella sulle formiche, l’omicidio e pagare le tasse, rivelano un cinismo colossale – e quindi contraddicono le mie osservazioni qui sopra.
Ma è sempre bello avere una battuta pronta per dileggiare gli svizzeri.
Dovunque tu stia andando, è lì che arrivi.
Chi: Buckaroo Banzai
Da: Le Avventure di Buckaroo Banzai attraverso l’Ottava Dimensione
Tutti abbiamo bisogno di un modello sul quale impostare la nostra esistenza – da qualche anno, quasi inconsapevolmente, Buckaroo Banzai (fisico delle particelle, neurochirurgo, artista marziale, rock star, eroe dei fumetti) è diventato il mio.
Io da grande voglio essere così.
E questa semplice frasetta (che in inglese viene meglio ed è più ambigua “No matter where you go, there you are”), mi serve per ricordare che alla fine non è poi così complicato, e che comunque non c’è motivo di maledire il fato, perché la strada, dopotutto, l’abbiamo scelta noi.
È un po’ zen, ma mi piace così.
Cosa? Finita? Avete detto finita? Non è finita finché non decidiamo noi che è finita! È forse finita quando i Tedeschi hanno bombardato Pearl Harbour? Diavolo, no! Perché quando il gioco si fa duro…
Chi: Bluto Blutarski
Da: Animal House
Amen, Bluto.
Non c’è un cazzo da aggiungere.
Non sono gli anni, tesoro, sono i chilometri.
Chi: Henry “Indiana” Jones
Da: I Predatori dell’Arca Perduta
Più passano gli anni, più sento i chilometri, e questa frase risulta perciò quanto mai utile e adatta.
E poi, serve a reclamare il diritto di essere un po’ stanco, un po’ impolverato e un po’ stropicciato, quando capita.
E poi, come vuole la tradizione, un outsider.
Un outsider per tutte le stagioni:
Coraggio, e mischia le carte.
Chi: Lola Montez
Da: Royal Flash
Frase storica, nel senso che la Montez la usava davvero, è la risposta migliore a tutte le palle curve e i colpi bassi che arrivano.
E arrivano.
Ricordate cosa diceva Joubert?
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3 agosto 2011 alle 11:00 AM
Ottima top 5, per niente banale.
La citazione di Bluto Blutarski, in particolare, è da applausi. Quella da “I tre giorni del condor” in effetti è inquietante. E fin troppo realistica. Senza farsi scoraggiare, è solo la verità, una delle tante, della vita.
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4 agosto 2011 alle 9:25 AM
Applausi. I tre giorni del condor, malgrado sia una pessima trasposizione di un bel romanzo, è uno dei film che ricordo più volentieri. Questa è una delle top5 più belle finora.
4 agosto 2011 alle 9:28 AM
Grazie!
Concordo sul fatto che il libro sia meglio (anche perché i giorni sono sei), e sia qualcosa di diverso.
Diciamo si tratta di due belle variazioni sullo stesso tema.
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