strategie evolutive

ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti

Il blocco

34 commenti

C’è una battuta che gira nell’ambiente della fantascienza, e che fa più o meno così…

“Anche Isaac Asimov soffrì del blocco dello scrittore, una volta. Furono i dieci minuti più terribili della sua vita.”

La battuta mi è venuta in mente leggendo l’ultimo post di Alex McNab, e in particolare il commento a tale post di Cily…

“Ad un certo punto ero talmente impantanata nelle regole da non riuscire più a liberare l’immaginazione.”

Il blocco dello scrittore.
Il mondo si divide in due – quelli che il blocco l’hanno avuto, e quelli che non scrivono.
Anche Asimov, si diceva…

Vogliamo parlarne?
Parliamone.

E cominciamo proprio con un sistema alla Alcolisti Anonimi.
Mi alzo in piedi, mi presento ed ammetto di avere un problema.
Ciao, mi chiamo Davide, ed ho avuto il blocco dello scrittore.
(e qui voi dovreste dire tutti in coro “Ciao, Davide!”, in maniera cordiale).

I fatti in tutta la loro crudezza.
Il mio blocco si manifestò, apparentemente fatto di basalto trachitico, e delle dimensioni di parecchi isolati, con il primo anno dell’università.
Causa apparente – troppi libri di Samuel Delany (e in particolare The Jewel-Hinged Jaw) e un maledetto articolo sulla liquidità del linguaggio comparso su una rivista americana.
Causa reale (col senno di poi) – l’assenza di qualcuno a cui far leggere le mie storie.

La mancanza di lettori è il principale motivo per il quale la mia produzione crollò da un racconto al mese dei tempi del liceo a un racconto all’anno dei tempi dell’università.
Mancanza di lettori intelligenti, potrei aggiungere, per essere più specifico.
È sempre una battaglia persa, cercare intelligenza all’università.

Le buone notizie.
Beh, la prima è che per trovare lettori intelligenti cominciai a scrivere in inglese e pubblicai all’estero.
La seconda è che da allora il blocco non l’ho più avuto, e credo di poter dire con una certa sicurezza che non ne soffrirò più.
Come Asimov.
Solo che per lui furono dieci minuti, per me quasi sei anni.

Nella mia esperienza, il blocco si manifesta in tre forme.

Prima – mancanza di stimolo a scrivere
Perché sbattersi?
Tanto scriviamo solo schifezze, non abbiamo nessuno a cui farle leggere, ed i pochi che le leggono fanno commenti di una stupidità oscena…
Questa è strettamente una faccenda di autostima, ed è la forma più subdola e porca del blocco, perché in fondo non ha nulla a che vedere con la scrittura. Potremmo applicarlo alla pratica sportiva, al lavoro che facciamo, all’uscire con gli amici.
Il problema non è trovare un’ora libera per scrivere (o giocare a tennis, o andare al cinema…)
È trovare la volontà per farlo.
Il trucco, mi assicura un amico taoista che di queste cose se ne intende, è tanto semplice nella pratica quanto difficile da applicare.
Si tratta di muovere il culo, se mi passate il francesismo, e mettersi a scrivere.
O a giocare a tennis, o ad andare al cinema…
Cominciare a fare quello che ci pare – quando non lo facciamo – tanto inutile e faticoso.
Scopriremo facendolo che non è né inutile, né faticoso.
Beh, ok, magari faticoso un pochino, ma faticoso in maniera sana, non faticoso in maniera patologica.

No, davvero, provateci.

Ah, e già che ci siete, mandate all’inferno tutti quei simpatici naz… ehm, esperti di buona letteratura col manuale sul comodino, che pare siano là fuori solo per dirvi che fate schifo, che ci sono regole che non si possono infrangere e voi neanche le conoscete, e che comunque non ce la farete mai.
Una volta per tutte, accettate il fatto che non potete limitare la vostra esistenza a causa delle loro insicurezze.
Proclamate ad alta voce…

“Io per lo meno sono un fallito di successo!”

Seconda – Mancanza terminale di idee
Il caso citato da Cily, nonché il classico formato del blocco “canonico”.
Urania lancia un nuovo concorso per aspiranti autori di fantascienza ed io so bene di saper scrivere da Dio, ma non mi viene un’idea neanche a morire.
Qui è dove alcuni cominciamno a bere, o a drogarsi.
O a leggere Urania.
Non serve a nulla.

Terza – Le parole sono inadeguate
Nel senso che di di idee ne ho una vagonata, ma quando provo a scriverle, vien fuori una poltiglia putrida.
Le frasi non scorrono, i concetti non crepitano dell’elettricità che io credo dovrebbe percorrerli, il dialogo è morto, i personaggi bidimensionali…
Mi blocco, non riesco ad andare avanti.
Se solo il linguaggio fosse più duttile…
Beh, sorpresa… lo è.
Non ci credete?
Leggete Tom Robbins.

Ma procediamo con ordine.
Anche col blocco di secondo e terzo tipo, il trucco per uscirne è uno ed uno solo – scrivere.

Perciò, rimedi e apotropaici…

a . tenetevi in tasca un piccolo quaderno e una matita
Il mio è tigrato e chiuso da un elastico.
Pagine robuste di carta spessa.
Ci annoto le idee quando mi vengono, ovunque mi vengano, comunque mi vengano. Annoto anche le idee altrui, segnando anche chi le ha avute, in modo da citarlo nei ringraziamenti qualora mi capitasse l’occasione di usarle.
Se siete incommensurabilmente fighi, potete prendere un Moleskine, e sentirvi veri scrittori.
(perché la matita? Perché si può cancellare, ma resiste all’umidità senza sbavare)

b . fate pratica di scrittura (sensu Goldberg)
Prendetevi tempo e cercate gli strumenti che ritenete più adatti.
Nella scrittura c’è un elemento feticistico, e non vedo perché negarlo o reprimerlo.
Trovate gli strumenti di scrittura che meglio si adattano alle vostre esigenze, al vostro senso estetico, alla vostra visione di voi stessi come scrittori.
Io l’ho già detto, per me si tratta di un quaderno Mead Quadrille (li ha una libreria a Torino, in Via Po, quando posso ne compro a pacchi) ed una penna biro BIC. Nera.
Sul PC uso preferenzialmente gedit (che sarebbe poi un blocco note qualsiasi) oppure Red Notebook, che è un bel softwarino per Linux. Sono certo che Windows e Mac hanno software simili (di più – scopro che RedNotebook è cross-platform! Cool!).
RedNotebook esiste anche in versione portable, per cui potete caricarvelo su una chiave USB ed averlo sempre con voi… a casa, al lavoro, in vacanza…


Una volta trovato lo strumento che meglio si adatta ai vostri gusti – e sono i vostri gusti, e nessuno ha il diritto di criticarli – prendetevi dieci minuti al giorno, tutti i santi giorni, e scrivete.
Non ci crederete, ma aiuta ad avere delle idee.
Il metodo è tutto qui: scrivere per dieci minuti filati, senza interruzione, senza pensare, senza censurarvi, fregandovene della grammatica, delle fottute d eufoniche, degli spazi, degli accenti e di tutte quelle cose che non interessano a nessuno, e che potete comunque sistemare dopo.
Di cosa scrivere? Di quello che vi pare, cosa sono, vostra madre? Trovatevi un argomento e scrivete, per dieci minuti esatti.
Scrivete!
Un timer per uova sode può aiutare( o se usate un computer, un software come Workrave).
Gestire un blog può essere una buona alternativa.

c . come diceva Haruki Murakami, quando si ferma la musica, voi continuate a ballare
Ecco il trucco che mi fa uscire dal blocco quando il blocco prova a rifarsi avanti: apro una parentesi (o cambio colore al font sullo schermo) e continuo a scrivere.
Di cosa scrivo – del perché non riesco a scrivere, di cosa vorrei dire e come mai non ci riesco, del genere di idea che servirebbe a questo punto, del tempo, di quella ragazza vista tre sere or sono alla conferenza, del gatto che miagola nel vicolo di dietro…
Si tratta di spurgare il sistema, rimuovere il blocco, cambiare marcia al cervello.
Poi, nel momento in cui il blocco non c’è più e mi torna la voglia di scrivere di ciò di cui stavo scrivendo (se arrivate dal punto b, scoprirete che sono passati dieci minuti), chiudo la parentesi, torno al colore di default del mio testo, e riprendo a scrivere.
Quando preparerò la versione definitiva, le parti in eccesso posso comunque tagliarle.
E chissà, magari riciclarle per qualcos’altro.
Si tratta di un sistema suggerito, tanti anni or sono, in un articolo di Piers Anthony.
E considerando il volume di parole prodotto da Piers Anthony nel corso degli anni, evidentemente per lui funziona.
E maledizione, per me funziona.

Un ultimo dettaglio – non lasciatevi infinocchiare dal lato romantico del blocco.
Per qualche misterioso motivo, dire che si soffre del blocco dello scrittore ci conferisce – ai nostri stessi occhi, prima ancora che agli occhi degli altri – un’aura di romanticismo e carisma da artista dannato che è molto, molto più comoda che squadrarsi il culo su una sedia a scrivere per davvero.
Ma non porta a nulla.
Siamo realistici.
Nel blocco non c’è nulla di romantico – è solo un filtro intasato.
Ripulitelo.

Autore: Davide Mana

Paleontologist. By day, researcher, teacher and ecological statistics guru. By night, pulp fantasy author-publisher, translator and blogger. In the spare time, Orientalist Anonymous, guerilla cook.

34 thoughts on “Il blocco

  1. Quando si dice le coincidenze! Qualche giorno fa hai parlato del libro della Goldberg. L’ho ordinato al mio pusher di fiducia che me lo ha consegnato ieri (ha voluto esser pagato ma pazienza, sono cose che succedono!); ho iniziato subito a maltrattarlo e lui ci sta, anzi è quasi contento, e poi su quel tipo di carta si scrive che è un piacere. Ora mi arrivi con quest’altro post che rincara la dose sugli stessi concetti. Perfetto, erano risposte che aspettavo. Ora devo solo fare le domande giuste e metterle sopra le risposte, un po’ come quando facevo le interviste: prima le risposte e poi le domande. Quando si dice le cosincidenze! A proposito: conosci la versione di Red Notebook per windows? dai, fai uno sforzo e vedi che ci riesci! da qualche parte in quella marea di file e fogli sparpagliati ci deve essere! Distinti saluti.

  2. Post molto interessante e che sento vicino a me.
    Io sono uno scrittore regolare. Forse perche` sono un runner. Corro/scrivo con il mio passo, un occhio al Garmin, l’altro alla strada. O forse sono un runner perche` sono uno scrittore regolare, non lo so, sarebbe da pensarci…
    Scrivo tutti i giorni, almeno un po’, solitamente abbastanza per essere uno scrittore part-time. 500-2000 parole al giorno. Anche se non mi va, anche se ho altro da fare. Cerco di non saltare mai un “allenamento” (tra parentesi e` molto piu` difficile farsi male con la scrittura che correndo con la tendinite :)).
    Di blocchi veri, in questi 3-4 anni di attivita` piu` seria, ringraziando, non me ne sono mai venuti, ma soffro dei “momenti di loop”, come li ho battezzati.
    Io scrivo prettamente materiale per giochi di ruolo, che si divide in due macrocategorie: ambientazioni e avventure. Delle due, se devo dire, preferisco scrivere avventure, forse perche` sono piu` simili a romanzi che le ambientazioni.
    Il gdr, di per se, e` citazionale, nel senso che scrivi avventure basate su stilemi della narrativa, adattando meglio che puoi narrativa di genere ad un branco di giocatori grassi e caciaroni seduti a un tavolo a rollare dadi e a mangiare patatine.
    E` quindi discretamente facile, perche` puoi/devi attingere ad un corpus ben preciso di stilemi/idee/situazioni. Ma devi farlo in modo originale.
    E qui sta il problema, quando “entro in loop” mi accorgo che sto riciclando una trama/situazione che ho gia` utilizzato. A differenza di altri, copio me stesso.
    Solitamente a questo punto mi incazzo a bestia, butto via qualche giorno di lavoro e riprovo. Se la cosa si ripete, significa che devo fermarmi e staccare. Che vuol dire smettere proprio di scrivere (come succede nella corsa quando ti infortuni), oppure scrivere di altro (se vuoi migliorare sulla mezza maratona, non ti devi allenare solo sui lunghi, ma anche sui corti e le ripetute, anche se magari non ti piacciono).
    E, naturalmente, come per la corsa, quando non scrivo, sento che mi manca. Sono “nervoso, irritabile e incazzoso. Vai a correre, va!” come dice mia moglie.
    Solitamente, dopo una settimana-quindici giorni al massimo torno apposto e torno a scrivere/correre.

    Ma questo e` il mio metodo/vissuto personale, voi, invece, cosa fate?

  3. Time kills. Potrei scriverlo sui biglietti da visita, se ne avessi. Scrivere diventa una forma di resistenza, una risposta strampalata a tutte le forme di stress e di agonia mentale a cui vengo sottoposto da quella cosa curiosa che si chiama vita. Chaos kills, too. Ho molta confusione in testa, zero piani, immagini che rimbalzano stile palline da flipper in quello che rimane del mio cervello. Condizioni ideali per un best seller.

  4. Vedo che queste d eufoniche ritornano spesso . 😉

  5. Cacchio che bel post, Davide! 😀

    Per quanto mi riguarda uso anche io metodi per prendere appunti dove capita, di solito li piazzo nel cellulare quando sono in giro, mentre in casa ho caterve di quaderni pieni di memo e di altri ammennicoli da “making of”. Sul pc uso il software BasKet per prendere appunti, è tarato su KDE ma quando l’ho installato mi è sembrato non si portasse dietro troppe dipendenze. Ora provo anche questo RedNotebook e vediamo com’è.
    Per le distrazioni durante la scrittura di solito mi forzo a continuare, un tempo usavo i software free distraction ma non li ho mai usati molto seriamente, devo ammetterlo…

    Ciao,
    Gianluca

    PS: Io avevo in programma di postare sul mio blog un articolo simile, riguardo al Blocco del Master, in ambito GdR quindi. Se lo faccio linko questo tuo articolo come fonte di informazioni sul cugino più famoso, ovvero il Blocco dello Scrittore per l’appunto. 🙂

  6. Bellissimo post!
    Hai riassunto benissimo tutti i miei stati d’animo e soprattutto hai parlato dell’Università che è stata una vera piaga per la mia scrittura…
    Al liceo scrivevo come una forsennata poi all’ Università i commenti poco carini dei miei familiari, a cui ho avuto la PESSIMA idea di far leggere quello che scrivevo, mi hanno bloccato.
    Poi però ho ripreso a scrivere proprio per le ragioni che dice Angelo :

    “Scrivere diventa una forma di resistenza, una risposta strampalata a tutte le forme di stress e di agonia mentale” e di agonia mentale all’università ce n’era fin troppa.
    In questo il libro della Goldberg è stato FONDAMENTALE come ti dicevo qualche post fa.
    Ma ho smesso di far leggere roba in giro per pudore totale.

    Successivamente più recentemente mi sono imbattuta nella corrente inarrestabile dei mille manuali tecnici di scrittura e mi sono convinta non solo di non potercela fare ma che alla fin fine le mie idee non valevano manco tutte quelle tecniche.
    Voglio dire, idee di una banalità aberrante. Mi sono persino convinta che le donne non sapessero scrivere buona narrativa (quando io ho letto tanti buoni libri di scrittrici sia di Sci-Fi che di Fantasy).

    Poi ho letto per sbaglio un libro di una nota scrittrice fantasy italiana e mi sono sentita raggelare.
    Era tremendo.
    E in me è scattato qualcosa, come dice King, c’è un libro che ti blocca perchè è proprio quello che avresti voluto scrivere tu.
    Eppoi c’è un libro talmente brutto che ti smuove da dentro una protesta del tipo :”non sarò bravo, ma meglio di questo posso farlo di certo”.
    E’ stata una fortuna che suddetta scrittrice fosse pubblicata da una casa editrice importante perchè la mia rabbia è stata ancora più forte e semplicemente ho ripreso a scrivere, qualsiasi cosa mi passasse nella mente, mettendo da parte le regole e le tecniche.
    E tutto è passato.

    Ad oggi poco importa se purtroppo ho capito quanto l’editoria italiana sia bacata, ormai il blocco è stato sbloccato e scrivo.
    Sapere che tizio pubblica un libro orribile perchè è raccomandato non mi importa, ho provato a stare senza scrivere e proprio non si può…dormo male e sono sempre un po’ insoddisfatta.

    Sono d’accordo con Angelo…”scrivere è una forma di resistenza a tutte le forme di stress”.

    Cily

  7. @Gianluca Santini: Gran bella idea il post sul Blocco del Master!

  8. splendido post Davide, ti quoto in toto.

    Io non avverto più il blocco dello scrittore e scrivere è una forma di egocentrismo che ormai mi travolge tutto. Naturalmente l’ho passato un periodo brutto legato alla scrittura, ma era più legato a una donna che non mi lasciava scrivere.
    Ma ora scrivo sempre. Il notes lo uso anch’io

    Non scrivo poesie, perché non lo… ma ci faccio un post

  9. Grazie per i commenti.
    Un po’ di note sfuse.

    @Gianluca
    Grande idea il post sul blocco del master… attendiamo con malcelato entusiasmo.

    @Ferruccio
    Idem per il post sulla poesia.

    @Cily
    Un giorno dovrai dirci il titolo di quel romanzo fantasy… 😛

    @Angelo
    La scrittura come resistenza, sì, ora e sempre.
    Un buon metodo per non impazzire.

    @Nick
    Sì, io le odio le d eufoniche…

    @TIM
    Buona lettura col libro della Goldberg.
    Vedrai che ti piace, e poi ci fai un post sul tuo blog 😉

    @Umberto
    Scrittura e corsa – come Haruki Murakami… direi che sei in buona compagnia (ma com’è che voi di Pinerolo correte tutti? Anche un mio amico…)

  10. Ah, il blocco, il blocco… Been there, done that: quasi quattro anni senza scriver motto (no, non davvero, ma hai capito che cosa intendo). Poi ho ricominciato, complice un corso di Holly Lisle. Mi piacerebbe dire che non mi sono più fermata, ma non è del tutto vero: ci sono alti e bassi, e c’è la procrastinazione, l’orrida sorella minore del blocco – meno tragica ma più subdola.
    Quaderni ovunque, dieci minuti al dì e il timer fanno parte del mio arsenale, ma devo dire che una cosa mi smuove e sprona più di tutto: una bella scadenza incombente con gente che aspetta all’altro capo della faccenda. “Non per farti fretta, ma come sei messa con il secondo atto?”

  11. Scordavo due particolari: I. nell’impiccio momentaneo in genere mi è di aiuto provare a cambiare lingua o voce narrante; II. VOGLIO il mug della prima illustrazione! 🙂

  12. “Some people misinterpret what writer’s block is. They assume you can’t think of a single thing. Not true. You can think of hundreds of things. You just don’t like any of them. And what you like, you don’t trust.”

    ~from Rewrites by Neil Simon.

    Così, perché il post me lo ha fatto tornare in mente e trovo che l’autobiografia di Simon sia bellissima e vada fatta conoscere.

    E ora mi scarico RedNotebook che non conoscevo. Una volta hai consigliato Bean e lo uso d’allora in combinazione con Word e TextEdit, vediamo se RedNotebook ci si incastra in qualche modo nel flusso di lavoro.

  13. Sospetto che il romanzo metaforicamente crocefisso da Cily fosse il tremendo e temibile «Eroi del corpuscolo» di Luce Straziulla… Se ho vinto mi paghi una birra quando ci vedremo. Se ho perso, beh, buon per te che non l’hai incontrato.
    Personalmente credo che il blocco dello scrittore derivi in primo luogo dalla pretese dell’editore e mi sembra un po’ improbabile per uno scrittore ignorato come il sottoscritto e parte dei presenti. Se avete un contratto, putacaso con Feltrinelli, e avete promesso di scrivere un libro entro aprile 2012, incassando già tutti i possibili anticipi, e finora avete scritto giusto il titolo… beh, avete il blocco dello scrittore. Farete meglio a uscirne quanto prima, giusto per non finire sotto processo.
    In quanto scrittore ignorato ne sono sostanzlalmente esente, fatti salvi i problemi di salute di un paio d’anni fa che mi hanno inchiodato per qualche tempo.

  14. Bentrovata, la Clarina!
    Sì, scadenze a manetta… al limite imporsele se non ce le impongono gli altri (anche se l’editor che ci soffia sul collo è un grande incentivo alla creatività).

    E cambiare lingua… ah!
    Sì, decisamente.
    È un gran modo per cambiare marcia.
    Io, per dire, un paio di generi riesco a scriverli meglio in inglese – poi al limite me li ritraduco in italiano.

    Il mug qui sopra dovrebbe essere disponibile su Zazzle… 😉

    @Bapho
    Sì, Simon ha ragione – non è una cosa sola.
    Per questo non bisogna perder tempo ad analizzarlo, bisogna spurgarlo e via.

  15. @Massimo
    La mia versione dei fatti è che tu il blocco te lo becchi come tutti gli altri, ma che con un mix di esperienza e illuminazione, sei riuscito a trovare un sistema per spurgarlo senza neanche più accorgertene.
    Succede 😛

    Però è vero – esiste il “blocco commerciale”.
    Mio dio, ho incassato due anni di borse di studio e non sono in grado di scrivere quattro pagine di relazione annuale!
    Conosco molto bene.
    Ma ne riparliamo.

  16. @Davide
    Non penso proprio neanche a paragonarmi ad Haruki Murakami, anche se le analogie tra corsa e scrittura (e anche le sinergie) sono molteplici e profonde.

    Che Pinerolo sia citta` di podisti, qualcosa di vero ci deve essere visto che all’ultima stracittadina si era in 1300 iscritti (anche se molti venivano da fuori) :).

  17. Fortunatamente mai avuto il blocco dello scrittore…per ora almeno 🙂

  18. @Massimo Citi e @Davide
    No…per fortuna la Strazzulla sono riuscita ad evitarla.
    Ma vi do un indizio…
    Il romanzo lo ho letto perchè sulla copertina c’era scritto “La regina del fantasy italiano” e diciamo che dopo aver visto quell’appellativo “la regina del fantasy” rivolto alla Bradley che a me all’epoca in cui la ho letta piacque proprio tanto, mi sono detta :”beh deve essere una brava…”.
    cavoli che botta in testa che ho preso e il bello era che leggevo e mi irritavo senza capire perchè, non mi piaceva per niente il libro ma insomma ‘sta regina doveva pur avere qualche asso nella manica, solo alla fine ho avuto la visione che il libro inspiegabilmente pubblicato (ero molto ingenua) era davvero brutto!
    Non questione di gusti, proprio robaccia e basta!
    Ma alla fine le devo molto comunque! 🙂

    Cily

  19. @Cily: Le Cronache del Mondo Emerso di Licia Troisi

  20. Il blocco mi è piombato sulle dita e per un bel pò non sono riuscito a cavarle da là sotto.
    Lo ammetto.
    Ma nel mio caso non c’entra l’università. Il mio problema era (perché ora so come togliermi dall’impiccio) che continuavo a “spingere” storie che non volevano saperne di prendere la strada giusta. Mi documentavo meglio, ma non ripartivano. Pensavo di aver ritrovato l’ispirazione iniziale, ma finivo per farle perdere in vie secondarie o abbandonarle in sudici vicoli senza uscita.
    Quindi, stop… La storia che dovevo scrivere era quella, punto, e a tutte le altre cose che mi giravano in testa non lasciavo spazio.
    Poi ho imparato che per quanto si possa schematizzare, organizzare trame e tirare i fili della documentazione, ogni spunto/racconto/romanzo ha bisogno di maturare.
    Oggi, semplicemente, lascio stare fino a quando non so come ripartire.
    E intanto porto avanti un altro spunto, finisco un racconto o faccio editing a storie da cui mi sono distaccato abbastanza per effettuare modifiche, tagli e cancellazioni… senza alcuna sofferenza.
    Il blocco è una fermata alla quale tutti devono scendere, prima o poi. Ma si riparte, e di solito lo si fa meglio: sulle spalle un bagaglio più leggero, sgravato del superfluo, e con più grinta.

    Quasi dimenticavo!
    Finalmente un podista!, @Umberto: io sono fermo da tre settimane per via il solito ginocchio… ma domani si riparte. Alè! E come sempre ne godrà anche la scrittura. La corsa (come tutti gli sport) libera la mente.
    Ciao 😉

  21. @Jakken: fermo anche io. Fascite plantare + tendinite colpa di maledetti plantari sbagliati (e stolto superallenamento per Turin Half Marathon). Si riprova domenica con 5 km (giuro, moglie che forse leggi questo blog, non piu` di 5 km!!!).

  22. Come qualcuno di voi sa io ho vissuto un blocco da cui sono uscito poco tempo fa.
    Da esso è nato il famoso “stop alla narrativa”, appena sospeso con nuovi ebook 🙂
    Nel mio caso tale blocco nasceva non tanto per mancanza di idee, bensì per quel mix di sfiducia, incazz*tura etc etc che di tanto in tanto si abbattono su chiunque si dedica alla scrittura.
    Uno come me, dal carattere senz’altro passionale, ne viene influenzato ancora di più.

    Però alla fine la frase che citi tu: “non potete limitare la vostra esistenza a causa delle loro insicurezze” è davvero oro. Vale una decina di manuali di scrittura ed è sacrosanta.

    Una delle cose che mi fa più incazzare di Loro è che senz’altro saranno riusciti a dissuadere qualche giovane che voleva cimentarsi, magari anche solo per diletto, nella scrittura. Me li immagino: “Oddio, e se poi scrivo una cosa con troppo infodump chissà come mi stronca il ****! Meglio lasciar perdere…”
    E no! Non c’è peggior blocco di quello imposto dalla tracotanza altrui.

  23. Splendido post, Davide… io dovrei farlo per terapia, di scrivere dieci minuti al giorno… magari ci riprovo. Grazie!

  24. Uno dei post più interessanti letti da quando vago sul World Wide Web (1998).
    Complimenti e grazie.

    (Da chi recentemente ha imposto a se stessa di poggiare il cu*o sulla sedia almeno mezz’oretta ogni sera per un costante e romantico appuntamento con Word)

  25. @Umberto
    Beccata! Diciamo che non ho letto tutte le cronache, non avrei davvero potuto. Mi sono fermata al primo e sono arrivata in fondo solo per capire l’appellativo di “regina”, eppoi alla fine ho capito purtroppo da dove veniva… 😉

    @Mcnab
    La storia dell’infodump mi ha afflitto davvero parecchio, tutto merito di una certa aria che si respira in giro.

    Non c’è peggior blocco di quello imposto dalla tracotanza altrui.

    Me la segno!Semmai dovesse ritornare il blocco…questa la farò lampeggiare sulla scrivania! 🙂

    Cily

  26. Ciao e complimenti per i post davvero interessanti. Poichè mi piace molto quello che scrivi desidero chiederti se ti va di iscriverti al ring http://ilcircolodellearti.myblog.it . Mi farebbe davvero molto piacere. A presto!

  27. Io a volte, le poche volte che scrivo, metto bianco come colore del carattere, in modo da non poter vedere cosa scrivo (l’ho fatto con un capitolo del SB, per esempio) e quindi non poter tornare indietro a correggere eventuali errori; a quelli, ci penso in fase di rilettura.

  28. Ancora grazie a tutti per i commenti.

    @McNab

    “Oddio, e se poi scrivo una cosa con troppo infodump chissà come mi stronca il ****! Meglio lasciar perdere…”

    Ah, il ****!
    Simpatico esseruncolo, se solo fosse impagliato!

    @Mauro
    Questa dei caratteri bianchi è fantastica e dovrò provarla assolutamente.
    Per me sarà difficilissimo perché io scrivo – specie certe cose, tipo gli infodump – ricorsivamente: scrivo la prima mezza frase. Poi la rileggo e proseguo. Poi rileggo la prima riga e aggiungo la seconda… e così via.
    È colpa di Samule Delany.
    NO, davvero!

    Bentrovata Greta.
    Grazie della segnalazione arteletteratura!

    E restate sintonizzati per il primo meeting di atletica di strategieevolutive 😉

  29. mai avuto pretese di scrivere per quolcuno di diverso da me stesso, come dice Marilena è terapeutico, il blocco non l’ho mai incontrato, o forse l’ho sempre ignorato, seplicemente cambiando argomento, tanto non la mia produzione non è destinata a sodisfare le fisime estetiche di nessuno ditemi: “fortuna tua” 🙂

  30. Sono Lady Simmons e ho ufficialmente sofferto del blocco dello scrittore. Ci ricasco ogni tanto.
    Quello “grosso” che ti blocca il libro che hai intesta, che nutro di appunti, appuntini su tovaglioli, foglietti, taccuini comprati per strada per non far sfuggire le idee.

    Ma la vita quotidiana mi toglie l’energia. E’ come se la vita che io chiamo “finta” ovvero le 8 ore in cui recito al lavoro mi depauperassero della mia creatività.

    Perciò sono qui, per disintossicarmi.

    Ogni tanto mi consolo aprendo libri a caso in libreria e trattenendo il vomito, perchè l’editoria è uno spettacolo spesso avvilente.

    Concordo con Benuzzi, scrivere per me è resistenza, è caos, è febbre che non ti fa andare a dormire se non hai poggiato la penna sul foglio.

    Ma Davide dice bene, è anche una palestra: se smetti s’ammoscia il cervello. Quindi almeno tre volte a settimana, meglio 1 volta al dì, possibilmente dopo i pasti e a digiuno di televisione.

  31. E soprattutto, come dice giustamente Tom Robbins, smettila di parlarne, e scrivilo.
    Perché se ne parli, lo disperdi e lo sbiadisci.

  32. Nota di servizio: ordinato Scrivere Zen dalla Cs Libri, ho fatto un giro stamattina ed ho incontrato il buon Massimo Citi. GRAZIE a Davide per il suggerimento prezioso di libreria e libro, e a Massimo per la cordialità ed il trattamento!
    Libreria consigliatissima!

  33. Ah, lo sapevo che ti sarebbe piaciuta la CS!
    Fammi poi sapere cosa te ne pare di Scrivere Zen.

  34. @Umberto e @Davide: Ho scritto il “famoso” post sul blocco del Master. Lo trovate oggi sul mio blog. 🙂

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