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ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti

Il Giorno del Futuro!

28 commenti

Ai miei tempi, a scuola c’erano sempre, i due che alla domanda,
“Cosa farai da grande”, 
rispondevano
uno, “L’astronauta!” e l’altro, “Il calciatore!”

Questo post è dedicato a tutti quelli
che volevano fare l’astronauta.

.
.
.
Oggi è il primo Future Day.
L’idea, piuttosto semplice, è quella di trasformare il primo di marzo nel giorno in cui ci ricordiamo che il resto della nostra vita lo trascorreremo nel futuro.
Ci sarà un grande evento con conferenze e discussioni su Second Life.
Si terranno celebrazioni il luoghi diversi come Melbourne, Parigi, San Paolo del Brasile, Bruxelles…

In Italia, Future Day è il nome che la rivista Wired Italia ha dato al proprio open day – una operazione promozionale (perfettamente legittima) tenutasi il 22 di febbraio, e che col Future Day del resto della galassia non ha nulla a che vedere.

Potremmo abbandonarci a commenti salaci, ma non oggi – Wired Italia e il 22 di febbraio sono nel passato.
Noi oggi parliamo del futuro.

Ed è vero, è una sfiga.
Se foste in California potreste entrare in una biblioteca a caso e chiacchierare con uno scrittore di fantascienza.
Se foste a Hong Kong potreste andare a Kowloon e discutere della Singolarità, della Realtà Aumentata e del futuro con futurologi assortiti, e mangiare cinese.
Se foste a Wroklaw, in Polonia, potreste farvi ospitare dalla Associazione Razionalista Polacca e passare la giornata a discutere di visioni del futuro possibile.

Ma siete in Italia, e vi tocca sciropparvi il mio post sul mio blog…

Quiz.
Perché i tedeschi guadagnano il doppio di noi, hanno un quarto della disoccupazione e le loro azende, entro i limiti, tirano?
No, non è “colpa dell’euro”.
È “solo” che politici, imprenditori e sindacati tedeschi hanno panificato un futuro, partendo dal ’97, e dandogli una bella botta dal 2005.
Insomma, hanno fatto il loro lavoro.
Ma come mi disse con un moto di stizza un fiero imprenditore nazionale quando gli feci presente che la sua azienda era alla canna del gas perché lui e i suoi soci non avevano pensato al futuro, pianificandolo,

Ma nessuno di noi pensava al futuro negli anni ’90!

Già.
Ce ne siamo accorti.

Il problema, naturalmente, è che il futuro fa paura.
E il futuro non va via solo perché noi rifiutiamo di guardarlo.
Il futuro è come il mostro sotto al letto – possiamo cercare con tutte le nostre forze di ignorarlo, ma lo sappiamo che lui è lì.
Il futuro fa paura perché implica ineluttabilmente un cambiamento.
E i cambiamenti, soprattutto per chi sta bene, sono scomodi – tocca aggiornarsi, cambiare, rinunciare ad alcune sicurezze e mettersi in gioco.
Cambiare i modelli.
Rifare le linee di produzione.
Aggiornare e aggiornarsi.
Studiare.
Tutte cose scomode.
Tutte cose che costano.
Tutte cose che misteriosamente non sono patrimonio culturale della nostra classe dirigente.
E i risultati si vedono.

E non sono neanche patrimonio culturale dei nostri intelletuali.
Il futuvo è volgave, mi ha detto un’amica poche ore fa, scherzando, certo, ma ci ha preso in pieno.

Non trovate che questo presente sia un po’ troppo sicuro, un po’ troppo inamidato, un po’ troppo controllato e chiuso e ineluttabile, un po’ troppo simile all’interno di una tomba egizia – gli schiavi intombati vivi coi loro faraoni cadaveri?

E ripenso a quel pool di gornalisti che consigliarono a suo tempo al governo Blair… a Tony Blair proprio, di “cercarsi un po’ di lettori di fantascienza” per migliorare la propria politica.
Cercare gente abituata a pensare al futuro in termini concreti.

Oggi è il primo Future Day, e lo vedo come una buona occasione.
In generale, a scala planetaria, per dare una boccata d’aria alle idee.
Qui, nel nostro paese, come occasione per scardinare i pregiudizi degli imbecilli, alimentati da secoli di cultura vuotamente classicista e falsamente “umanistica”.
Un’occasione per riappropriarci del diritto di immaginare il futuro senza essere dileggiati da qualche imbecille senza una vita che crede di essere in rapporto diretto con la Realtà perché ha un lavoro indistinguibile da quello di suo padre e suo nonno, non crede più in nulla e misura tutto in termini economici.

Perché posso immaginare un futuro in cui non dovermi vergognare di essere un Homo sapiens.
E posso lavorare per realizzarlo.
Non per controllarlo – controllarlo è impossibile.
Per dargli un’avvio.
Una spinta in una certa direzione – quella posso dargliela.

Se mi ricordo che c’è un futuro.
Se ho l’abitudine di visitarlo.

Il futuro è cambiamento e il cambiamento è una opportunità.
Il futuro capita, che ci piaccia o meno – quindi tanto vale cercare di farcelo piacere.
Il futuro è disorganizzato, imprevedibile, sporco e un po’ pericoloso, ma è così che deve essere.
Il futuro non si può acquistare, lottizzare, o parcellizzare… si può provare a rubarlo, ma se si tratta di rubarlo, allora chiunque se ne può prendere un pezzo.
Il futuro è zeppo di gente stranissima e quella gente siamo noi.

Oggi è il Future Day.
Fermatevi un attimo e pensate a dove sarete fra dieci anni… fra venti.
A dove vorreste essere.
A cosa dovreste fare per esserci.

E poi festeggiate.
Sarà una gran festa, ci saranno i Transumanisti e i sostenitori dell’Ecologia Profonda, i fautori del Rewilding e i profeti della Singolarità, quelli che vogliono le arcologie e quelli che sognano le Transition-towns…
Gli scrittori, gli accademici, i foresighter, i ricercatori…
Quelli del Moon Miner Manifesto e quelli della Selene Society, i ragazzi del Mars Express e gli ex dipendenti NASA, i coloni di Second Life e gli astronauti della ISS…
Da qualche parte, di nuovo tutti insieme per la prima volta, per un giorno.

Ci sono diversi modi per festeggiare il Future Day.
Parlandone, certo… perché ne vogliamo uno ogni anno, da qui all’eternità.
Leggendo un buon testo di divulgazione scientifica che ci parli delle possibilità a venire.
O un resoconto sintetico di cosa capiterà.
Surfando il web in cerca di idee ed immagini intelligenti e non di donnine nude.
Leggendo un buon libro di fantascienza.
Aprendo un Tumblr che raccolga idee sul futuro da usare come ispirazione, come spunto, come ricostituente.
Seguendo una buona conferenza sul futuro.

O lavorando con un po’ di amici (Angelo, Gianluca, Nick, Sekhemty), per mettere in piedi una cosa che si chiamerà Il Futuro è Tornato.
Ma della quale vi parlerò meglio… in futuro.

Divertitevi.

Autore: Davide Mana

Paleontologist. By day, researcher, teacher and ecological statistics guru. By night, pulp fantasy author-publisher, translator and blogger. In the spare time, Orientalist Anonymous, guerilla cook.

28 thoughts on “Il Giorno del Futuro!

  1. Reblogged this on i cittadini prima di tutto.

  2. Sono stato nominato? 😀

  3. Buono a sapersi:-)
    buon Giorno del futuro

  4. [quoto]Ma nessuno di noi pensava al futuro negli anni ’90![quoto]

    Scherzi?? Da noi, negl’anni 90, tutti pensavano al futuro. Oddio… pensavano al modo di evitare una seconda ondata di “Mani Pulite”. Preparavano un futuro fatto di Olgettine, Ottimismo, RubynipotediMubarach e tanto altro. Soccia se pensavano al futuro!
    Ecco… forse non pensavano al futuro come ci potrebbe pensare una società sana… ma ci pensavano, ci pensavano ^_^

    Pensiamo al futuro anche ora… ma ora forse, molta gente pensa a un futuro senza lavoro/stipendio/vita… E c’è chi pensa al futuro aumentando tasse e tagliando posti di lavoro… e c’è chi pensa al futuro delocalizzando le proprie attività, guardando al futuro del proprio conto corrente, piuttosto che del paese in cui vive… Più che un libro di fantascienza, bisognerebbe leggere un libro di fantapolitica!

    A ogni modo è un’ottima iniziativa. Pensiamo al futuro… sempre e comunque. Ma non dimentichiamo il passato, perché si rischia di cadere di nuovo negli stessi errori di sempre!

  5. Negli ultimi 30 anni la mia vita ha avuto abbastanza virate da poter dire che ero sempre… impreparato a farle, ma che alla fine una direttiva interiore mi ha permesso di reagire positivamente. Dai 25 ai 40 circa, ho svolto un’attività e ho avuto uno stile di vita e pensiero molto, per così dire, spirituale; dai 40 ad oggi (sintetizzando) ho avuto a che fare molto più con la terra, quella dura. Ho perso molti pezzi della mia vita che adesso mi mancano (forse) ma ne ho trovati altri che avrebbero completato il “prima” alla meraviglia. Ecco, per me il futuro è sempre stato un’incognita vera e materiale, ma l’ho costruito pur senza fare progetti espliciti o mettermi a tavolino e dire: devo trovare una finestra per capire adesso che succederà. Forse l’unica cosa che posso riconoscere come possibile “costruisco il mio futuro” è stata ed è il mio: cerco un centro di gravità permanente. Ma ancora non l’ho trovato. E sto pensando seriamente che ormai è troppo tardi per mettermi al lavoro nei prossimi anni. Forse mi conviene finire questa vita col minor numero di ferite possibili e ricominciare nella prossima.
    Forse tutte queste masturbazioni cerebrali non hanno niente a che vedere col tuo post, ma è quello che mi hanno suggerito..

  6. Ehi, sono stato nominato pure io! 😀

    Comunque, per il Future Day: bella disamina, Davide. Futuro è cambiamento e molto spesso il cambiamento spaventa, perché la gente è abitudinaria e se le togli quello a cui è abituata sta male, come se ne dipendesse a livello psicologico. Stessa cosa per chi detiene il potere economico-politico, per cui il cambiamento potrebbe addirittura comportare perdita di soldi o di prestigio. Tutti aspetti che remano contro un futuro possibile, ma noi ci si tenta lo stesso, di costruirlo. Sto per pubblicare un mio post a riguardo: era già in cantiere per domani, ma lo anticipo a oggi per dedicarlo al Future Day. Sarà poco, ma sempre meglio di nulla. 🙂

    Ciao,
    Gianluca

  7. Grazie per la citazione.
    Io lo festeggerò pensando a un film coi mostri giganti che ho intenzione, prima o poi, di realizzare sul serio.
    Quello per cui mi hanno sempre detto che non sono abbastanza cresciuta e non aderisco alla realtà.

  8. Il problema è guardare non al futuro personale, ma a quello della società e del mondo in cui viviamo: ci serve una visione più globale del futuro e iniziative che mirino al coinvolgimento della collettività (quanto meno di una sua parte) e non solo alla realizzazione individuale (per quanto legittima).

    Prima di sognare di diventare astronauti, dobbiamo sognare di costruire un’astronave!

  9. Pensare al futuro non perdendosi in vane utopie, ma con un senso di realtà sarà ciò che renderà il futuro migliore del presente… almeno secondo me, riuscirci tuttavia non è impresa facile. Ho letto questa iniziativa da Nick e sono venuta a curiosare anche qui. Buoni festeggiamenti e in bocca al lupo con il progetto!

  10. Ti ricordi quando mi dicesti che il primo mio commento che ti colpì lo fece proprio per lo sconforto che traspariva da esso?
    Ecco, ne sta arrivando un altro. Magari è solo una fase, ma da un po’, complici anche un po’ di casini personali (la morte di papà, tassazione selvaggia, problemi economici poi superati, per fortuna), non riesco a soffermarmi e a pensare al futuro.
    Sbaglio, lo so.
    E magari è solo una fase, deve esserlo. Il fatto è che, ci stanno provando, a schiacciarmi, quegli idioti di cui parli nel post. Sì, che ci stanno provando. Anche se mi sono sempre vantato di avere la scorza dura, per cui credo, voglio resistere.
    Ecco, non dico che dopo questo post ricomincerò a pensarci perché sarebbe una solenne cazzata da parte mia, e non ho intenzione di infinocchiare nessuno. Ma magari qualche buona lettura, per ricominciare almeno a guardare altri mondi, me la posso pure concedere.
    E comunque, continuo a combattere, di questo stai tranquillo. ,)

  11. @Glauco
    Mi permetto di dissentire su un paio di punti.
    Ma poi l’obiezione è la stessa…
    I corrotti degli anni ’90 pensavano ad un futuro che era indistinguibile dal loro presente – pensavano a prolungarlo, quel presente, nel futuro.
    E oggi, tanto i politici quanto i cittadini in crisi fanno lo stesso – non pensano al futuro, perché faticano ad immaginarlo diverso dal presente.
    La politica in particolare persiste nell’offrirci le risposte di ieri ai problemi di domani.

  12. Ecco perchè sono orgoglioso di leggere sci-fi: perchè mi da gli strumenti per concepire un futuro diverso da quello di tanti poveri stolti rinchiusi nella loro realtà a tenuta stagna. (Poi, se avessi anche le competenze per costruire qualcosa di utile sarebbe meglio, ma ci si può accontentare :D)
    Buon Future Day a tutti!

  13. Mi sembra in tema:
    http://www.paleofuture.com/
    (tra l’altro, segnalato ieri sul paleomedium “Usenet” ;->, in it.cultura.fantascienza)

    Barney

  14. Il problema grosso è che quelli che chiamiamo “imprenditori” in Italia hanno una visione che se va bene si spinge alla settimana prossima e quando gli parli di investire gli si accende un insegna luminosa enorme con scritto “INVESTIRE = SPENDERE > NO NO NO NO”.
    Mentre i “politi” che sarebbero quelli dovrebbero programmare (sic!) il nostro futuro hanno una visione che se va bene si ferma a ieri.
    Per fortuna sembra che piano piano qualcosa si muova anche perchè sono finiti i soldi che consentivano a questa gente di vivere di rendita

  15. @Hell
    Fatte salve le circostanze personali (per le quali hai la mia simpatia, per ciò che può valere), la pressione sta crescendo per tutti, e l’impressione che esista una volontà a schiacciarci è forte.
    Continuare a combattere è l’unica soluzione ragionevole, ma bisogna avere qualcosa per cui farlo.
    Per cui, anche se di nascosto, tocca pensare al futuro in termini costruttivi.
    O si resta schiacciati.

  16. Ecco quel che chiamo un bel post, complimenti.

    Il futuro, uscendo dal personale (immagino importi a poche persone) ce lo hanno fatto dimenticare.
    Tutti – o quasi – ripetono che bisogna pensare giorno per giorno, salvare il salvabile. Pure quando parlano di “tutelare le nuove generazioni” sono solo parole vuote e di circostanza.
    Non so se è un piano studiato per non alimentare speranze e una coscienza collettiva, o se si tratta solo di incapacità.
    Di certo qui in Italia siamo messi maluccio, come visione in prospettiva. Alla gerontocrazia (conservativa per natura) si sposa un certo luddismo proprio anche di alcune nuove generazioni, che per esempio vedono nel Web soltanto un modo per scaricare porno gratuitamente. Non ne sfruttano le potenzialità, oppure lo fanno malissimo, dando per esempio solo sfogo all’aggressività latente.
    E quando qualcuno, come noi (se me lo concedi), incomincia a parlare di cose diverse, a vedere il mondo da altre prospettive, magari anche bizzare, ecco che salta fuori subito qualcuno a dirci di “tenere i piedi per terra”.
    Non so, secondo me c’è qualcosa che non funziona più.

  17. Sembra un buon giorno per incominciare finalmente Ventus!

  18. Non sapevo del Future Day, ma forse Amazon sì, che mi ha fatto arrivare proprio oggi un bel pacchettone per festeggiarlo.

    Per ricordare da dove veniamo ci sono:
    Caro signor presidente, di Gabe Hudson e Twentieth Century Fox. L’archivio fotografico (quest’ulitmo a soli 4,45 euro! Fateci un pensierino che è un libro enorme con un sacco di foto dentro!)

    Per dare un’occhiata a dove stiamo andando:
    L’arma finale, di Iain M Banks (che ancora mi mancava) e Morire per vivere, di John Scalzi che quando ricapita di poter comprare un libro di fantascienza in italiano?

    Buon futuro!

  19. Mi hai praticamente bruciato un post sulle aziende e le politiche aziendali, benedetto uomo che non sei altro. A parte questo, il concetto di futuro ci apparteneva come nazione. Trenta anni fa. Anche nel mio settore professionale, l’informatica gestionale, che dovrebbe essere per sua natura proiettato in avanti siamo ancorati agli schemi di fine anni ’80. Telelavoro? Non pervenuto. Modelli di gestione flessibili? Non pervenuti. Investimenti verso le tecnologie “verdi”? Solo se lo Stato se ne assume in qualche modo gli oneri. Potrei continuare ma non voglio tediare.
    Io il futuro lo vedo tutti i giorni. Avere un figlio di quasi cinque anni aiuta non poco in tal senso. Anche avere la mia età, 44 anni, preso in mezzo tra genitori al termine del cammino e la figliolanza aiuta a guardare al futuro. Non so cosa succederà se non per quello che combinerò io e in un certo senso ne sono contento, quello che voglio è poterlo affrontare a testa alta.

  20. Non mi sento ben equipaggiata, qui.

    Son di quelli nati con gravi misgivings (a sette anni, il mio massimo terrore era l’inverno nucleare…), cresciuti coltivando più che altro il passato per studi, letture, inclinazione e tradizioni famigliari, andati a sbattere nelle curve inopinate e, alla fin fine, incapaci di pensare al futuro per più di un quarto d’ora senza virare sul distopico andante senza brio.

    Son di quelli che s’aggrappano ai ciliegi del giardino.

    (Son di quelli che vorrebbero fare un’anafora, ma rinsaviscono giusto in tempo e ci rinunciano…)

    Detto ciò, riconosco che il futuro verrà indipendentemente dal mio doom&gloom, e apprezzo fino in fondo l’esortazione a fare buoni e attivi programmi in proposito. Quindi, vediamo un po’: di qui a dieci anni…

  21. @Iguana
    L’arma finale (alias Against a Dark Background) è il primo Banks che io abbia letto.
    Molto divertente.
    Mi annoto gli altri titoli.

    @Angelo
    Macché bruciato – tu saprai spiegare meglio quello che io ho messo lì come cappello.
    C’è quel “solo se lo Stato se ne assume in qualche modo gli oneri” che è la trappola in cui siamo cascati una trentina di anni or sono – abbiamo deciso che in fondo la politica sapeva cosa fare, e poteva farlo senza la nostra supervisione, e che se c’era qualcosa di importante, ci avrebbero pensato loro.
    I risultati si vedono.

    Per tutto il resto, “Non importa cosa accadrà, purché sia interessante” 😉

    @Clarina
    Beh, confidenza per confidenza, a sette anni il mio massimo terrore era la morte termica dell’universo.
    😀
    Però…
    Il futuro è quel posto dove i nostri figli avranno problemi diversi dai nostri (per usare la definizione di Brin di fantascienza, la letteratura che presuppone che i nostri figli avranno problemi diversi dai nostri).
    Problemi che non possiamo prevedere, ma che possiamo anticipare, osservando le tendenze, e la storia, e il passato.
    Perché è un continuum.
    E con buonapace dei ciliegi del giardino (la contemplazione dei quali sarà per me un piccolo rituale primaverile fra qualche giorno), io direi che il passato è interessante e divertente perché è zeppo di cialtroni ed eventi implausibili e comunque non sapremo mai come è andata veramente, ed il futuro è interessante e divertente perché è ancora tutto da giocare.
    Quindi, alla fine, è solo questione di scegliere da che parte voltarsi a guardare.

    (e con quel “da qui a dieci anni…” mi hai dato un’idea per un post)

  22. Comunque, io voglio fare l’astronauta tutt’ora…

  23. Anch’io!
    Io voglio essere il primo stratigrafo su Marte!

  24. Forse il meglio che possiamo fare per il futuro è dare il meglio di noi nel presente, agire ora in maniera costruttiva

  25. Pingback: Il futuro sta tornando « Sekhemty Blog

  26. @Davide: io voglio essere il primo a scoprire DINOSAURI su Marte!

  27. Segnato nell’agenda.
    Si, volevo fare l’astronauta. Festeggerò restando in attesa del vostro progetto futuro.
    Il presente è uno stoccafisso, altro che inamidato.
    Siamo impalati di fronte al niente, mentre come al solito lasciamo che altri decidano per noi.
    Impalati in entrambi i sensi, intendo.
    Non molti amano mettersi in discussione e cambiare sono sempre gli altri, è sempre il mondo, non c’ero, non è scritto nel programma…
    Perciò che sia benvenuto il Future Day, e i mutamenti che vorrà regalarci.
    (non ci puoi antipare neanche una cosina ina ina sul progetto?)

  28. Mah, c’è una specie di monolito nero… 😉

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