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ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti

Fra le Rovine di Admiral City* – parte prima

6 commenti

Una breve storia degli Old Timers, per celebrare la fine di 2MM il più degnamente possibile.
La prima parte oggi, la seconda domani.
Buona lettura.

Fra Le Macerie di Admiral City
Una Storia degli Old Timers

Prima parte.

Per un lungo minuto, il silenzio è come un rintocco di campana, fra i resti della periferia di Admiral City.
Poi, come se una improbabile primavera meccanica stesse sbocciando, elicotteri come calabroni solcano il cielo, grandi e carichi di uomini in uniforme, o minuscoli e dotati di occhi elettronici coi quali scrutare la devastazione.
La città si scuote dal senso di irrealtà della lunga notte passata.
Le persone provano la morsa allo stomaco che è la paura che finora il caos e l’implausibilità di ciò che le ha travolte hanno tenuto a freno.
Ed il silenzio lascia il posto al panico, al disorientamento.
Non che questo stato di cose importi alcunché ai fratelli Torres.
Nel momento in cui le cose si sono fatte calde, la notte passata, Hernan ha raggiunto Xavier a casa e gli ha detto di preparare il pickup, che ci sarebbe stato da fare.
La catastrofe di alcuni è l’opportunità per altri.
1204092749_1387598004E così ora il vecchio C20 è parcheggiato sul marciapiedi all’angolo fra Peeters Boulevard e Avenida Schuiten, il pianale carico di oggetti.
Sull’angolo opposto, un idrante è stato divelto e da ore un getto d’acqua sta innaffiando la strada.
Il marciapiede bagnato è scivoloso, ed è per questo che Xavier è particolarmente attento, mentre esce camminando all’indietro dal negozio, attento a dove mette i piedi e attento a tenere ben saldo il Panasonic TH-85VX200 per la cornice nera.
Lo hanno preso direttamente dall’esposizione, e Hernan, che regge l’altra estremità, ha arraffato anche gli occhiali 3D.
Un paio li indossa, due paia li ha nella piega del gomito.
Sono sul marciapiede, a mezza strada tra la vetrina sfondata e il pickup, quando l’uomo coi capelli grigi compare riflesso nella superficie nera dello schermo.
Si bloccano, si voltano, lo guardano.
Non è troppo alto, ed avrà una cinquantina d’anni mal portati.
O  forse sono sessanta portati benino.
Indossa dei jeans malandati ed una vecchia felpa grigia.
Ha i capelli lunghi, raccolti in una coda di cavallo, e tiene le mani nel marsupio della felpa.
Sta seduto sul cofano di un’auto parcheggiata lì davanti, il parabrezza sfondato da un blocco di calcestruzzo che pare un meteorite.

“Conoscevo un tale,” dice il vecchio, “che sosteneva che il crimine rende stupidi.”
Ha uno strano accento.
Europeo.
Tira fuori una scatoletta, e si caccia in bocca una caramella.
“Pasticca al mirtillo?” offre, allungando la confezione verso di loro.
“Checcazzovuoi, vecchio?” dice Xavier.
Lo innervosisce, quel tipo.
Il vecchio fa spallucce. “Ho smesso di fumare,” dice.
Si alza, si spolvera il fondo dei jeans.
“E devo dire, ragazzi,” prosegue, “che voi mi siete proprio la dimostrazione che quel tale aveva ragione.”
Silenzio.
panasonic-TH-85VX200-front-stand-1000Poi Hernan si sporge oltre la cornice del televisore e con un cenno del capo, “Ci sta dando degli stupidi?” chiede al fratello.
Il vecchio ride.
“Darvi degli stupidi? Ragazzi, voglio dire… i tre quarti dei super del pianeta convergono sulla vostra città e la squassano, combattimenti nelle strade, fuoco dal cielo, fenomeni inspiegabili, la trascendenza della Teleforce e tutto quanto, e voi due venite a rubare un cazzo di televisore?”
Xavier ha un moto d’orgoglio.
“Ehi, vecchio, questo non è un cazzo di televisore…”
Il vecchio inarca le sopracciglia, l’espressione incredula.
Porta un orecchino, che scintilla mentre l’alba biancheggia all’orizzonte.
“Non è un qualsiasi cazzo di televisore,” corregge il tiro Hernan.
Il vecchio si gratta la barba.
“E noi non siamo stupidi,” aggiunge Xavier.
“Certo che lo siete,” risponde lo sconosciuto in tono paziente, “ed è la vostra fortuna. Perché quelli più furbi, invece di approfittare del caos per rubare un cazzo di televisore…”
medicines_162055fIn lontananza si sentono due spari, chiari, distinti.
“… stanno svaligiando le farmacie, perché sanno che nel caos dei prossimi giorni, i medicinali saranno come valuta corrente, e la gente disperata li pagherà con oro e gioielli, con cartamoneta, con prestazioni sessuali. Mentre voi avrete un bel maxischermo, e non la corrente per farlo andare.”
Altri due spari, più vicini.
“Senza contare che ci vedreste, su ogni canale, solo le stesse cose che vedete dalla finestra.”
I due fratelli si scambiano un’occhiata.
E chi ci pensava, ai medicinali.
“E perché noi saremmo fortunati?” chiede poi Hernan.
Il vecchio sogghigna.
“Perché se invece di rubare televisori voi foste il genere di gente che ruba medicinali,” fa un cenno col capo, “il mio amico vi avrebbe già sparato.”
E un proiettile calibro 45 sfonda la superficie nera del video, mentre i due fratelli lo lasciano cadere e lanciano uno strillo, all’unisono, come coristi.
C’è un tipo con un cappellone e due grosse pistole, dall’altra parte della strada, che viene verso di loro e pare incazzato con la madre di tutte le incazzature.
Incespicano sui resti del televisore, si lanciano verso il furgone.
Due colpi, due ruote a terra.
Corrono via, scivolano sul marciapiede, e si allontanano urlando.

Rebel Yell rinfodera le Colt.
“Amici tuoi?” chiede, indicando i due in fuga.
Derek fa una smorfia. “Ragazzi,” dice. “Brava gente.”
“Avresti dovuto consigliar loro di allontanarsi dall’area,” dice Reb.
“Si facevano due chiacchiere,” dice l’altro. “Però mi piace il tuo modo di allontanare i civili dall’area.”
Reb non ha tempo per certe cose.
“È qui che deve succedere,” dice. Non è una domanda.
“È qui,” dice una voce alle sue spalle.
Una donna giovane, i capelli neri e gli zigomi alti, li raggiunge e posa una mano sulla spalla di Reb.
“Diamoci una mossa,” dice Reb.
E si sposta come se il tocco della donna bruciasse.
Derek lo guarda allontanarsi, strizza l’occhio a Sweet Sixteen, e cerca un buon posto in cui sistemarsi per fare ciò che deve.

(continua)

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* Sì, il titolo era troppo buono per usarlo una sola volta.

Autore: Davide Mana

Paleontologist. By day, researcher, teacher and ecological statistics guru. By night, pulp fantasy author-publisher, translator and blogger. In the spare time, Orientalist Anonymous, guerilla cook.

6 thoughts on “Fra le Rovine di Admiral City* – parte prima

  1. Bello! Attendo la seconda parte. *O*

    Ciao,
    Gianluca

  2. Avenida Shuiten e Peeters Boulevard?
    Non conoscevo questa tua passione per il fumetto franco-belga. 🙂

  3. E’ sempre un piacere vedere gli Old Timers in azione 😉

    La scena del saccheggio di un televisore mentre la città va a fuoco mi ha ricordato un passaggio del primo, mitico, Scuola di Polizia. Tranne per gli sviluppi, ovviamente 🙂

  4. Succoso! Attendiamo il resto

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