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E-book – curiose convergenze

7 commenti

Curiouser and curiouser, come avrebbe detto Alice.
In capo a tre giorni mi capitano sul desktop tre post provenienti da tre blog diversi, che sembrano far parte di un unico bouquet.

Prima, il post di Massimo Citi su Fronte & Retro, intitolato “Problemi tecnici” – nel quale l’autore si scusa per alcuni disguidi nell’impaginazione dei file scaricabili dei suoi racconti…

Un volenteroso lettore mi ha segnalato che i file di testo aperti a video sono troppo piccoli e scaricati e stampati rimangono troppo piccoli, al limite dell’illeggibile.

Poi c’è “Stamperesti su carta i numeri del cellulare”, comparso su CORDEF, nel quale Corrado de Francesco lamenta una certa insensibilità del pubblico nel maneggiare gli e-book….

Mi viene da pensare così tutte le volte che vedo qualcuno stampare su carta un e-book nato per essere usato a video. Eppure alcuni lo fanno o lo chiedono manifestando un’irritazione involontaria: a loro la tecnologia dà fastidio specie se li costringe a cambiare.

E per chiudere l’ultima uscita di Gamberi Fantasy, “Come creare un e-book decente”, nel quale Gamberetta applica la sua abituale esaustiva capacità analitica al problema dell’autopubblicazione….

L’idea dietro la creazione di un ebook e la sua distribuzione (gratuita) è far sì che lo leggano più persone possibile. Per raggiungere tale scopo, bisogna considerare come la gente legge un ebook. Se l’ebook è di poche pagine – un racconto – quasi tutti lo leggono a video. Se le pagine diventano tante, molti stampano il testo. Una piccola percentuale legge gli ebook su lettori dedicati o altri strumenti portatili (cellulari, palmari, lettori MP3 con schermo, consolle per videogiochi, ecc.)

Ora, è impossibile che questi tre eccellenti post mi capitino sotto agli occhi senza stimolare qualche vuota considerazione.

La mia vuota considerazione è – ma è corretto considerare l’e-book come un libro, applicando ad esso i criteri della stampa in cartaceo?
In fondo, non è l’e-book un software, e non sarebbe quindi più logico applicare dei principi di accessibilità del software?
Logico, a questo punto, il discorso di Gamberetta – tocca capire come viene letto l’e-book.
Ma molto logico il discorso di CORDEF – perché volerlo stampare a tutti i costi?
E perchè dovrei poi essere io a scegliere?
E se poi i font che ho scelto – o che erano selezionati per default – risultano troppo piccoli o troppo grossi, come nei file di Max Citi?

Sono notoriamente un fautore dell’autopubblicazione.
Con l’editoria tradizionale, questioni come la scelta di font e criteri di impaginazione non sono responsabilità dell’autore.
Esistono persone pagate dall’editore per curare il lato tipografico ed artistico della produzione.
In prima battuta, l’autoproduzione conferisce all’autore anche il controllo sulla tipografia della pagina scritta.
Una libertà in più, della quale di solito l’autore non sa che farsene.
Ma perché fermarsi qui?
Perché non approfittare della tecnologia e mettere la scelta della modalità di lettura al lettore?
Molti e-book readers forniscono già questa opzione – yBook mi permette di scegliere il formato della pagina, la visione in pagina singola o doppia pagina, il colore e il formato dei caratteri, addirittura il colore della carta.
Ma allora, fatemi causa, perché arrovellarsi con tante questioni, quando posso distribuire i miei lavori in un file zip che includa il testo in ASCII e yBook?
Bello liscio.

Il guaio, io credo, è che la pubblicazione degli e-book è ancora troppo legata a certi parametri editoriali della carta stampata.
Questa faccenda di stampare i .pdf, ad esempio.
“Alla gente non piace leggere a schermo,” ci dicono.
Volete dire che avete stampato questo blog, per poterlo leggere?
La gente non ha problemi a leggere a schermo ciò che è stato progettato per essere letto in quel modo – le pagine web, ad esempio.
I vecchi file Help.

Eppure se ci sono .pdf che o li stampi o non li leggi, è semplicemente perché sono stati creati senza pensare che qualcuno avrebbe potuto leggerli a schermo.
Molti, moltissimi, sono solo il riversamento del file LaTeX usato dal tipografo per stampare la versione cartacea.
Persino Lulu.com vi vende il .pdf da cui è prodotto il volume a stampa.
L’idea di riversare tutto su carta è implicita nella forma.

Ma nessuno ci obbliga a produrre i nostri file come se fossero una trasposizione su schermo della forma, anziché del contenuto.

Una sciocchezza?
L’uso della pagina con orientazione “portrait” anziché quella “landscape”.
Perché non passare a quest’ultima – che si adatta meglio allo schermo?
Se ne sono accorti gli editor di Full Circle, rivista in pdf che è passata dopo tre numeri dal formato verticale a quello orizzontale.
Molto più leggibile.
Semplice.

E perché non lasciare al lettore la scelta del font che più gli aggrada?
Con Firefox, premo Ctrl & +, ed ingrandisco il carattere, premo Ctrl & – e lo riduco.

Per fare ciò, sarebbe necessario disaccoppiare contenuti e tipografia.
Che è poi quello che fanno i file CSS nelle pagine web.
Si potrebbe allora offrire il nostro e-book come un file HTML con il testo ed una serie di CSS, con i criteri di stile per l’impaginazione da stampa, da lettura a video eccetera.
Al lettore la scelta di quale implementare in base alle sue necessità ed ai suoi gusti.

Eppure, sicuramente, fintanto che gli e-book continueranno ad essere percepiti come una specie di libro (= basta aggiungere carta) anziché come un software (=basta aggiungere un computer), continueremo ad avere problemi tipografici, continueremo a fare la fortuna delle copisterie, e dovremo farci un sacco di problemi per divulgare il nostro materiale.
E la tecnologia dovrebbe rendere le cose più facili, non più complicate.

Autore: Davide Mana

Paleontologist. By day, researcher, teacher and ecological statistics guru. By night, pulp fantasy author-publisher, translator and blogger. In the spare time, Orientalist Anonymous, guerilla cook.

7 thoughts on “E-book – curiose convergenze

  1. Ma allora, fatemi causa, perché arrovellarsi con tante questioni, quando posso distribuire i miei lavori in un file zip che includa il testo in ASCII e yBook?
    Bello liscio.

    Vediamo:
    – se una ha una versione antecedente a Windows XP lo .zip non lo apre neanche.
    – yBook va installato! Installare un programma sconosciuto per leggere un libro che nove su dieci non mi piacerà neanche?!
    – yBook una volta installato non associa i .txt con se stesso. Perciò una clicca sul .txt e parte il Blocco Note: se il testo non è stato pensato per il Blocco Note si vedrà malissimo, fine dell’esperienza con l’ebook.
    – yBook quando parte mostra il testo su due pagine, e come detto riguardo ai PDF leggere a video un testo su due colonne è faticoso. Si può passare alla pagina singola ma l’unica maniera è premere ‘1’ sulla tastiera! Assurdo.
    – Senza contare i problemi tecnici: ad esempio c’è tutta una pagina di istruzioni per far andare l’yBook con Windows Vista…

    Se si vuole distribuire solo l’ASCII bisogna assicurarsi che si veda bene con il Blocco Note o al limite con WordPad, non vedo allo stato attuale alternative.

    Una sciocchezza?
    L’uso della pagina con orientazione “portrait” anziché quella “landscape”.
    Perché non passare a quest’ultima – che si adatta meglio allo schermo?

    Con i PDF è una cattiva idea. Spiego perché:
    Con un PDF in modalità portrait posso “zoomare” di parecchio prima di riempire lo schermo nella sua interezza. Con un PDF in modalità landscape, appena ingrandisco la pagina esce dalla schermo, costringendomi così a uno scrolling orizzontale: documento illeggibile.
    Certo se i font nel PDF landscape sono della grandezza che voglio può essere meglio, ma lo saranno? In generale mi trovo spesso a voler ingrandire i PDF.

    Per il discorso di leggere a video. Al di là della scarsa qualità degli LCD rispetto alla carta, c’è un problema di fondo: i monitor sono pensati per essere grossi e luminosi, i libri sono portatili e opachi. Io sono abituata a leggere per diverse ore di fila in poltrona, a letto, sul tram, in treno, ecc. Come faccio a video? O si usa un lettore portatile o si stampa. Visto come sono ancora poco diffusi i lettori, si stampa.
    Il paragone con il blog non mi pare sensato, un conto è leggere un pagina, un conto è leggerne 200 di fila. Inoltre molti siti offrono lo stesso una versione “per la stampa”.

  2. Concordo (quasi) con ogni punto.
    Però tu continui a restare legata al paradigma del libro.
    Io vorrei andare oltre.
    L’e-book dovrebbe essere qualcosa di più che il mezzo per trasportare un testo formattato dal tuo server alla mia stampante.

    È per me un po’ difficile da una parte spingere per l’adozione dei testi elettronici distribuiti gratuitamente, se dall’altra devo obbligare i miei utenti a spendere quattrini per carta e cartucce.

    Vorrei insomma – per usare la metafora di Negroponte – che gli elettroni rimanessero elettroni.
    E in questo senso, credo che un testo leggibile agevolmente a schermo (XHTML+CSS) rimanga la scelta migliore.

    Il problema, forse, è che il pubblico ha un po’ troppe pretese a fronte delle quali non è disposto a fare alcuna concessione.
    Tu vuoi il testo gratis.
    Tu vuoi i font delle dimensioni che ti piacciono.
    Tu vuoi leggere a letto o in tram o nei prati.

    Però non vuoi installare software.
    Non vuoi aggiustare la luminosità del video per la lettura.
    Non vuoi acquistare un lettore di e-book.

    Che poi forse…
    È un fatto accertato presso gli editori anglosassoni che distribuire e-book dei propri libri è un buon metodo per venderne più copie cartacee.
    Probabilmente perché l’esperienza di fruizione dell’e-book è talmente frustrante, che se la storia che mi hai regalato mi interessa abbastanza, per leggerla come si deve spendo il necessario e mi compro il libro.

    Ma allora davvero qualcosa non va…

  3. Oggi mi hanno fatto notare un dato deprimente. Secondo l’indagine dell’Istat sulla lettura, aggiornata al 2006, la percentuale di chi ha letto il suo ultimo libro dopo averlo scaricato da Internet è dello 0,1% (in assoluto, facendo due conti sono 24.145 persone). Il dato deprimente però non è questo, è il confronto con il 2000: nel 2000 la percentuale era dello 0,2%.
    In sei anni l’offerta di ebook è aumentata moltissimo, sia per quanto riguarda i libri gratuiti sia via P2P, eppure meno gente li ha letti. Come dicevo, deprimente.

    Ah, poi i lettori di fantasy + horror (non mi è chiaro perché siano accorpati) sono il 10,9%, perciò mettendo online un romanzo fantasy, il massimo teorico a cui si può aspirare è circa 2.632 lettori. Quasi quasi si fa prima a contattarli uno per uno e chiedere loro in che formato lo vogliono l’ebook…

  4. Con tutto il (poco) rispetto per l’Istat, vorrei vedere i loro modelli prima di accettare i loro numeri.
    Di sicuro c’è il problema che in Italia si legge poco in formati tradizionali, figurati in formati tecnologici.

    Interessante invece l’accorpamento fantasy-horror.

    E che dire del 18 e rotti % che hanno letto il loro ultimo libro “perché ce l’avevo in casa”?
    Chissà come ci è arrivato?
    Chi ce l’avrà lasciato?

  5. Se invece di copie scaricate si parlasse di copie vendute, 2.632 copie acquistate di un romanzo inedito di fantasy è un risultato non disprezzabile, in Italia, dove i saggi in prima tiratura escono in 1.000 / 1.500 copie e i romanzi non di genere in 3.000 – 4.000 copie. Calcolando che le rese sono circa un terzo (nell’ipotesi più ottimistica) arriviamo a poco più di 2.000 copie acquistate e – si presume – lette. È vero che il lettore on line non ha dovuto pagare, ma ha comunque dovuto cercarlo, sceglierlo eccetera, tutte attività che si presume abbia condotto per interesse verso il genere, il tema e l’autore. L’acquisto è a un passo.
    Quindi forse non si tratta di un dato poi così deprimente.
    Certo, la differenza tra i media è in realtà enorme. Esiste un criterio di “portabilità” sul quale il libro cartaceo è, in questo momento, imbattibile. La lettura on line è, per il momento, una possibilità che può attirare i lettori del cartaceo e arricchirne le opzioni ma nulla di più.
    Ultima cosa: lo 0,1% è stato calcolato su un numero più alto di navigatori rispetto al 2000 o no? In sostanza: come è stato ottenuto questo dato? Presentato così temo risulti equivoco o inutilizzabile.

  6. @maxciti55. Lo 0,1% sono quelli che hanno risposto alla domanda “come ti sei procurato l’ultimo romanzo letto?” con “prelevato gratuitamente via Internet”. La domanda era stata rivolta ai maggiori di 6 anni che leggono nel tempo libero (che sono circa 24.000.000).

    @Davide. La storia dei romanzi già in casa non mi sembra tanto strana. In fondo i libri a meno che non li si butti via apposta deperiscono molto lentamente. Durano decenni. Basta un nonno che abbia comprato una cinquantina di libri e le due generazione successive hanno da leggere per tutta la vita!

  7. Vi dedico il prossimo post, perché mi pare ci sia un po’ di confusione.

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