Il blog Letteratitudine (che ha il dubbio privilegio di fulminare il mio browser firefox… sarà Kataweb?) riprende una notizia dal Corriere della Sera
Su un articolo culturale del Corriere della Sera del 23 gennaio – che raccoglie testimonianze varie (da Stephen King, ad Andrea Di Consoli, a Massimo Onofri) – si evidenziano le “difficoltà” del racconto o short story (per dirla all’anglosassone). Badate bene… non difficoltà di scrittura, o di lettura. Si tratta, purtroppo, di mere questioni di marketing.
Come sempre, vero?
Il racconto non piace granché… dicono.
I lettori prediligono storie-fiume… dicono.
In altre parole: il racconto non vende.
Quindi, di conseguenza, gli editori si adeguano.
Certo, raccolte di racconti continuano a essere pubblicate (forse più dalla piccola editoria che dalla media o grande), ma le “difficoltà” di cui sopra sembrano lampanti.
L’articolo in questione non è linkato e non è reperibile, ma la faccenda è comunque interessante – anche se trita e ritrita.
Da decenni gli editori lamentano il fatto che le antologie di racconti non vendono – ma continuano a pubblicarle.
Apparentemente non hanno ancora trovato un’alternativa valida.
Ed evidentemente qualcuno le compra, le legge.
Oppure la questione è diversa?
Certo, assicurarsi i diritti per tutti i racconti di una antologia, pagare un editor che supervisioni l’assemblaggio, presentare al pubblico un volume che non può essere descritto in tre battute o venduto con un’ospitata televisiva perché non c’è un autore unico da mettere sotto ai riflettori, è molto più complicato che mettere in marcia un romanzo.
Costa di più – quindi garantisce minori margini di guadagno.
Sorvoleremo su quelle case editrici straniere che hanno fatto dell’antologia l’ammiraglia delle loro collane (la Night Shade, ad esempio) o su quegli autori che scrivono solo racconti (ad esempio Harlan Ellison).
Sorvoleremo sul fatto – doloroso – che nel nostro paese non esistono riviste che pubblichino seriamente narrativa breve.
E con seriamente intendo sottoponendo i manoscritti ad un editor, e pagando l’autore all’atto della pubblicazione.
Certo è che la gran parte degli esordienti sembrano buttarsi sul romanzo, probabilmente perché considerato più facilmente vendibile.
Eppure….
Conan il Barbaro (Howard)
Fafhrd & il Gray Mouser (Leiber)
Elric di Melnibone (Moorcock)
La Terra Morente (Vance)
Northwest Smith (Moore)
Gli Hammer’s Slammers (Drake)
Il Settore Galattico (White)
La Strumentalità dell’Uomo (Smith)
Dominic Flandry (Anderson)
Continental Op (Hammett)
L’opera ominia di H.P. Lovecraft
L’opera omnia di Harlan Ellison.
Il meglio di Avram Davidson.
Hemingway. Soldati. Calvino. Carver….
Qualcuno ha evidentemente perso di vista qualche importante dettaglio…
25 gennaio 2008 alle 10:13 AM
questa cosa che i racconti non vendono mi giunge completamente nuova… avrei piuttosto scommesso che piacessero perchè meno impegnativi.
Un modo carino di pubblicare racconti, secondo me, sono i minilibri, con un solo racconto, piccolini, da leggersi in due viaggi in metro. Nel 2006 nelle metro delle città italiane che ce l’hanno distribuivano racconti in questo formato, ovviamente gratis perchè di autori ignoti, e ovviamente 1 su 5 era orrendo, ma una pubblicazione curata a 1 euro il libricino, magari in carta riciclata e distributori automatici tipo merendine, secondo me potrebbe funzionare.
25 gennaio 2008 alle 10:40 AM
Grandissima idea per la distribuzione dei minilibri.
Sul fatto che i racconti non tirino, ripeto, io continuo ad essere dubbiosissimo.
Sul fatto che gli editori non li vogliano pubblicare, temo sia innegabile.
Ma è per problemi loro, non nostri.
25 gennaio 2008 alle 11:08 AM
hai proprio ragione. chi sono quegli stronzi che continuano a leggere calvino, hemingway, howard e tutta quella teppaglia che non si adatta alle dure leggi del marketing?
puah, visto che leggono racconti brevi, avranno il pisello piccolo.
25 gennaio 2008 alle 11:25 AM
Io adoro i racconti di Lovecraft, Matheson, Poe ed Howard.
E si: io ho il pisello piccolo.
Ho vari amici che si sono sparati con entusiasmo la raccolta di Lovecraft con tutti i racconti che citano il Necronomicon.
Anche il ciclo di Solomon Kane ha avuto un buon successo tra i miei conoscenti, pure più di Conan, Almuric (che con il suo mondo di soli energumenti e belle fighe mi affascina), Faccia di Teschio o Kull di Valusia.
Francamente questa avversione per i racconti io non l’ho vista, se si tratta di racconti “di genere”.
25 gennaio 2008 alle 12:03 PM
In effetti il legame stretto fra narrativa breve-narrativa di genere potrebbe essere un’altra componente dell’antipatia degli editori per le raccolte di racconti.
Eppure, come citato nel post originario, ci sono anche autori non di genere che hanno dato il meglio proprio sulla forma breve.
Mi sorprende invece che un lettore di romanzi dia tanto peso alle dimensioni dell’organo sessuale maschile – mai letto Henry Miller? 😉
25 gennaio 2008 alle 1:10 PM
Nel mondo dell’editoria (a tutti i livelli) gira quello che ormai è diventato una sorta di dogma, ma che in realtà non ha fondamento, ossia: i racconti non vendono. Se chiedi, perché i racconti non vendono? L’unica risposta è: perché la gente non li compra.
Evidentemente è una risposta che si può facilmente smentire, chi è appassionato di lettura non fa differenza tra romanzo e racconto, se un autore piace, piace e basta. Io di moltissimi autori leggo con passione i racconti (Capote, Dostoievskij, Hemingway, Fenoglio, Pavese, Kawabata, Murakami, Elric di Moorcock…) anzi, spesso cerco i racconti.
Boh, anche questo è un altro mistero a cui sarà difficile dare risposta, ma che ci fornisce un quadro dell’editoria italiana.
25 gennaio 2008 alle 2:15 PM
@davide: be’, certo: ha scritto romanzi! (e se non ha scritto solo quelli, io ho comunque letto solo i romanzi 😉 )
scherzi a parte, credo che i motivi per cui “secondo gli editori” i racconti non vendono siano tutti riassunti nel tuo post: probabilmente gestire, editare e commercializzare (e promuovere) libri di racconti è davvero più oneroso, inoltre, forse, è più difficile fidelizzare un lettore ad una raccolta di racconti (a meno che questa non sian in qualche modo “garantita” da una qualche autorità in materia, vedi le raccolte della bradley. per parlare con qualche ragione, però sarebbe utile avere almeno qualche dato di vendita comparabile: autore romanzo, autore racconti (magari con stesso autore del romanzo), raccolta anonima, raccolta con curatore.
25 gennaio 2008 alle 3:04 PM
@alladr: no, il fatto è che Henry Miller garantiva, con buona autorità, che le dimensioni non contano affatto…. 😉