Un post per il piano bar del fantastico – primo di una coppia.
Paola ha chiesto qualche notizia su Henry Whitehead e su Lafcadio Hearn.
Hearn lo lasciamo per metà settimana – e buttiamo invece un occhio a Whitehead, che è certamente meno conosciuto, che vale la pena di conoscere, e le storie di spettri del quale sono state recentemente ristampate in un massiccio volumone dalla solita Wordsworth Editions.
Quasi settecento pagine al prezzo di una pizza margherita – si intitola Voodoo tales – The Ghost Stories of Henry S Whitehead.
Henry St.Clair Whitehead era nato nel 1882 in New Jersey, e si era laureato ad Harvard, dove aveva anche giocato a football per la squadra dell’università.
Nel 1912 divenne diacono della Chiesa Episcopale, e dopo alcuni anni di servizio a New York, divenne arcidiacono delle Isole Vergini.
Passò quasi dieci anni a St Croix.
Per passare il tempo, scambiava lettere con gli amici in America – incluso H.P. Lovecraft.
Mentre era in missione nelle Isole Vergini, Whitehead cominciò a scrivere storie, e a venderle ai pulp – Weird Tales, naturalmente, ma anche Black mask, Adventure e Strange Tales.
Whitehead si specializzò in storie di spettri e altri orrori, con un forte elemento esotico spesso mutuato dalle sue esperienze nelle Indie Occidentali. Rituali pagani, vudù, strane maledizioni… nulla era estraneo alla narrativa di Whitehead, che apparentemente non dava molto peso al fatto di essere un portavoce del buon Dio in terra, quando si trattava di raccontare una storia di paura.
Nel 1929 tornò negli USA, e si stabilì in Florida – nel 1931, Lovecraft lo andò a trovare
“Non vi è nulla in lui del chierico muffito, veste in abiti sportivi, occasionalmente impreca come un carrettiere ed è completemente estraneo a qualunque tipo di santimoniosità ed alla bigottaggine.”
Le storie di Whitehead vennero raccolte in volume solo dopo la sua morte, avvenuta nel 1932.
Il primo volume, Jumbee and Other Uncanny tales, pubblicato nel 1944 da Arkham House, venne recensito positivamente dal New York Times.
Ciò che rende particolarmente interessante la produzione di Whitehead è, naturalmente, il fatto che gran parte delle sue storie sono basate su esperienze dirette della vita e della cultura delle Indie Occidentali.
Whitehead ha uno stile molto asciutto – pur considerando che pubblicava sui pulp, la sua scrittura è molto diretta, ed è evidente lo sforzo dell’autore per inserire quanti più dettagli autentici sulla vita quotidiana nelle Isole Vergini e sulla cultura isolana. D’altra parte il pubblico di Adventure era forse un po’ più sofisticato di quello di Weird Tales, e voleva storie “serie” anche nell’ambito del fantastico.
Il volumone della Wordsworth è una (neanche tanto) piccola miniera di storie dall’epoca delle riviste, e vale certamente la (poca) spesa, ed il tempo dedicato alla lettura – e vale la pena anche solo per il fatto che ristampa dei volumi Arkham House introvabili da strani eoni (e a trovarli, costano cifre esorbitanti); e lo stesso vale per gli (ormai) antichi paperback inglesi degli anni ’80.
8 giugno 2015 alle 10:38 AM
Grazie dell’articolo! Nono conoscevo l’autore, e proprio in questo periodo sto scrivendo una cosa che ha a che fare con il voodoo… E la mia documentazione al momento si esaurisce in un immondo saggio che millanta di parlare dell’applicazione “pratica” della magia ecc ecc.
Penso proprio che il volumone della Wordsworth sarà mio a breve! 😀
8 giugno 2015 alle 10:39 AM
Credo lo troverai una lettura interessante, e piuttosto divertente.
E buona scrittura!
8 giugno 2015 alle 12:26 PM
Grazie della chicca! Un altro volume che finirà nella “lista dell’ombrellone” per quest’estate
8 giugno 2015 alle 3:12 PM
È certamente un buon libro da spiaggia.
11 giugno 2015 alle 7:21 PM
Jumbee è stato tradotto in italiano dalla Mondadori con il titolo ‘Zombies. Storie indicibili’. Era il 1992… praticamente eoni fa.
A giudicare dal Vegetti mi sa che hanno pubblicato solo una manciata di racconti (sono otto) e non l’intera raccolta.
Chissà se lo si trova in giro. Improbabile il cartaceo, magari un comodo pdf. Mi metto in caccia.
ciao
11 giugno 2015 alle 10:52 PM
Buona caccia.