strategie evolutive

ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti

Tra autore e lettore

14 commenti

Questo post me lo sugegrisce il recente commento di ldr, che dice

amazon […] sta tagliando fuori case editrici e librai dalla catena, riassumendo tutto il ciclo di vita del libro nelle due sole figure di autore e lettore

Ohibò!
Vado a cercarmi l’articolo incriminato su La Stampa.
Ed in effetti c’è di che pensare.

 Amazon ha insegnato ai lettori che non hanno bisogno delle librerie. Ora sta incoraggiando gli scrittori a lasciar perdere gli editori.

Cosa diavolo sta succedendo?

La parola chiave, a quanto pare, è disintermediazione (bella, eh?) – Amazon si configura come canale diretto dall’autore al lettore, saltando gli intermediari.
Segnatevi intermediari e (dis)intermediazione, perché ci ritorneremo.

La cosa nasce abbastanza in sordina, con Create Space, il ramo di Amazon che si occupa di self-publishing…

If you are a publisher or author and hold the digital rights to a book, you can make it available as an eBook on Amazon.com. Kindle Direct Publishing is a fast and easy self-publishing tool that lets you upload and format your books for sale in the Kindle Store.

Vista così, la faccenda non appare particolarmente aggressiva – l’antologia Kizuna, alla quale ho partecipato con molti altri, ha usato Create Space per arrivare su Amazon, e nessuno dei partecipanti, da quel che mi è dato sapere, ci ha rimesso l’anima.

Ma ora Amazon si allarga oltre il mercato dei dilettanti allo sbaraglio e delle piccole Armate Brancaleone, e punta ai grossi nomi.
In poche parole, Amazon.com sta offrendo contratti agli autori di punta affinché pubblichino i propri libri, in formato Kindle, direttamente tramite Amazon.

L’idea – della quale mi piacerebbe vedere i dettagli scritti in piccolo – è sostanzialmente un gesto populista.
Avrà probabilmente un grande successo, ma è costruita su premesse discutibili.

Authors no longer need big publishers to give them sales figures; and they don’t need reviewers to get the word out; and they don’t need book tours in order to have personal communication with their readers.

Però leggiamo quell’annuncio iniziale – se sei un editore, un autore o detieni i diritti legali di un libro…
Non esattamente un manifesto del contatto diretto fra autore e lettore.

L'idea non è neanche nuovissima...

La figura dell’intermediario viene evocata perché porta con se un’idea di guadagni illeciti, di sovrapprezzo inutile.
Saltiamo gli intermediari, abbassiamo i prezzi.

Io, qui nella campagna desolata dell’Astigianistan, le verdure vado a comperarle direttamente dal contadino, le bistecche direttamente dall’allevatore/macellatore.
Salto l’intermediario, e risparmio.
Ma funziona allo stesso modo con dischi, libri, film, fumetti?

Non scherziamo, sono un grande sostenitore dell’autoproduzione,.
E sono il primo a dire che le major, nel nostro paese, vendono troppo cari volumi molto poco curati.

Però…
Un editore non è – ok, facciamo i possibilisti, diciamo non dovrebbe essere – semplicemente un intermediario.
L’editore fornisce tutta una serie di servizi, per i quali è giusto venga pagato – la parte editoriale (eliminare i refusi!), la traduzione, l’impaginazione, la grafica…
Non si tratta di faccende da poco.

Come dite?
Konrath è un figo, ha venduto gazilioni di romanzi e si fa tutto da se?
Bravo.
E Clive Cussler?
Che ha venduto gazilioni di romanzi passando per un editore tradizionale, spesso senza neanche scrivere i dannati romanzi, ma fornendo solo un’idea di partenza a un collaboratore?
È un pirla?

Disattiviamo certi ragionamenti – non lasciamo che ci distraggano con l’aneddotica.

Io credo che la faccenda della disintermediazione sia uno specchietto per le allodole.
L’editore non è un semplice intermediario, non è solo uno che fa la cresta sul prezzo di copertina.
Oh, ne esistono, eh, di editori così – ma il pubblico ha il potere di punirli, e le nuove tecnologie (nuove… hanno solo sessant’anni) possono aiutare.
Ma se l’editore fa il suo lavoro, e lo fa meglio che può, credo si meriti la sua percentuale.

Resta la faccenda del gatekeeping – chi decide cosa si pubblica?
Allo stato attuale, ciascun editore decide su ciò che pubblica.
Esistono delle alternative – l’autoproduzione, prima fra tutte, ma attenzione: autoproduzione non significa necessariamente produzione solitaria.
Posso scrivere il mio testo, passarlo a un editor per la revisione, farmi fare la copertina da un artista freelance, distribuire il lavoro di questo team attraverso una piattaforma preesistente.
Posso, in altre parole, emulare la struttura e le funzioni di un editore attraverso qualcosa di più plastico, di più agile e aperto.
È una scelta.

E dopotutto cosa si propone, Amazon – di prendere i miei TXT e riversarli su Kindle?
O di prendere il lavoro del mio team e commercializzarlo?

Io spero che l’iniziativa di Amazon si risolva anche in una promozione di questo approccio aperto all’editoria.
Sarebbe bello, sarebbe utile.
Anche se certe affermazioni…

Oggi le uniche persone realmente necessarie nel processo editoriale sono lo scrittore e il lettore

… mi lasciano presagire il peggio.

Autore: Davide Mana

Paleontologist. By day, researcher, teacher and ecological statistics guru. By night, pulp fantasy author-publisher, translator and blogger. In the spare time, Orientalist Anonymous, guerilla cook.

14 thoughts on “Tra autore e lettore

  1. Beh, il pesce grosso mangia il piccolo ma rischia di essere divorato da quello più grosso e questo da quello più grosso… E così via. Amazon punta a sbancare nel settore editoria e a saturare il mercato con i propri lettori kindle. C’è spazio, soprattutto in Italia, per puntare a fare il pieno di autori e di lettori. Anche perché le case editrici non hanno mai presentato il proprio lavoro al vasto pubblico dei lettori, lasciandosi presentare come detentrici di un diritto divino a riconoscere e incoronare gli autori. In quanto ai librai… bah, lasciamo perdere. Invece che come ambasciatori della cultura lontani dalla capitale si sono spesso presentati come cacicchi più o meno attaccati al vile denaro.
    Amazon scompiglierà non poco le carte sul tavolo e obbligherà editori e librerie (di catena) a tentare di rinnovare il modo di presentarsi. Senza molto successo, penso. Il personale delle libreria di catena è spesso culturalmente «debole» e i leggendari editor delle case editrici non sono abituati a presentare decentemente il loro – non facile e delicato – lavoro. Dall’altra parte c’è una major internazionale che si presenta come l’editore del futuro, al quale chi scrive ed è più o meno ignorato dal mondo editoriale, può rivolgersi con successo. O perlomeno sognando di averlo.
    Personalmente, in quanto editore, non ho nessuna simpatia per Amazon. Ho tentato di rivolgermi a loro in più occasioni per i nostri libri indicati come «non disponibili» anche se appena usciti, ma riuscendo solo a parlare con dei povericristi che mi dicevano di non poter fare letteralmente nulla per me e la mia case editrice e di provare a scrivere alla dirigenza… in Germania. Ridicolo.

  2. Non mi sorprende che il cervello di Amazon.it sia in Germania…la versione italiota di Amazon è ancora seriamente sottosviluppata.

    Concordo sul fatto che l’editoria nostrana non abbia saputo presentarsi in maniera positiva al pubblico.

    Che poi Create Space garantisca successo agli sconosciuti… mah, sarà… 😉

  3. Il rischio è che Amazon si trasformi in un enorme gatekeeper, che finisca per cercare di assumere una posizione dominante su tutta la filiera dell’e-book. Vedere cosa stanno proponendo per i lettori, in termini di apparecchi, fa drizzare le orecchie. Il Kindle Fire a me sembra pensato proprio per fare piazza pulita e lasciare come oppositore credibile solo l’IPad. Se ne hai il tempo vai a vedere gli articoli che il Duca ha scritto sull’argomento di recente, ci sono parecchi dati interessanti.

  4. Editori seri e di qualità sopravviveranno – non senza qualche scossone – a questa bordata. Anzi, magari ne usciranno migliorati.
    Editori mariuoli e incapaci si vedranno travolti. Travolti non da acqua linda e profumata, bensì da spurghi di fogna, che però porteranno con sé anche dei gloriosi vascelli che non avranno più bisogno di un’inefficiente capitaneria di porto per navigare.

    L’editoria italiana sarà senz’altro schiacciata da un’iniziativa del genere, avendo affrontato la questione ebook in modo sciocco, inopportuno e a volte anche truffaldino.

  5. Lo scrittore si rivolge all’editore per il lavoro di editing? Mmm, ho i miei dubbi: Quando nel lontano 1999 pubblicai un manualetto per spiegare i rudimenti dell’uso di internet ai miei colleghi professionisti non mi rivolsi all’editore perche’ mi facesse l’editing, mi rivolsi alla Utet di Torino perche’ lo distribuisse e lo vendesse, ritenendo che avesse i canali adatti per farlo.

    Fui ovviamente felice che facessero un ottimo editing e realizzassero un’eccellente presentazione grafica, ma soprattutto a me interessava che raggiungesse la maggior diffusione possibile e mi fruttasse qualche lira, altrimenti lo avrei stampato in proprio e regalato a colleghi ed amici.

    Ma se ora le grandi piattaforme come amazon si mettono a pubblicare tutto, e gli algoritmi di segnalazione suggeriscono imparzialmente ai clienti quello che li potrebbe interessare, basandosi sulle loro scelte precedenti e su quelle di altri clienti e rivelandosi in questo estremamemente efficaci, sorge in effetti il barlume di un sospetto che editori e librai stiano diventando obsoleti.

    E’ ben vero che viviamo tempi interessanti!


    Enrico

  6. Mah, se l’editore non propone l’opzione editing, già sta cercando di campare di rendita.
    Glielo devo anche impaginare?

    Il problema è che dalle nostre parti, agente editore e distributore sono figure confuse – e spesso riunite in un unico, losco figuro.

  7. Io non sono all’altezza sicuramente di esprimere un parere serio e circostanziato come chi mi ha preceduto. Però mi sembra, visto che sono un lettore ‘forte’ anche di cartaceo, che ci siano case editrici rampanti che producano ciofeche non solo a livello di qualità del testo narrativo, ma anche proprio di un editing quasi inesistente, di quelli che a me fanno perdere il filo del discorso tanto che mi fanno inc…re gli svarioni. E in questi ultimi tempi ci si sono messe anche le case editrici storiche. Delle due, l’una: o non esistono più editor capaci, o la casa editrice vuole risparmiare sul loro costo. Per cui che differenza c’è se un tizio qualsasi autoproduce un racconto e lo vende a, diciamo 1,99 euro, e uno affermato si serve della X casa editrice anche digitale famosa e per 15-20 euro mi ritrovo gli stessi errori?

  8. In genere succede che un autore si rivolga a un editore per la correzione, l’editing, l’impaginazione e la scansione del testo, la sua presentazione e la commercializzazione.
    Ovviamente parte di questi lavori possono essere svolti dall’autore – nel caso di testi «tecnici», per esempio, nel quale l’autore rischia di essere più competente del gruppo redazionale dell’editore – ma all’editore rimane il compito non piccolo di commercializzare il libro. Ovvio che se il libro è un manuale molto settoriale – per il pubblico o per il tipo di linguaggio – anche l’aspetto della commercializzazione diventa meno importante. Ma si tratta di casi particolari. Il rischio commerciale ha un altro modo di essere definito: DENARO. Che l’editore anticipa sperando che gli ritorni sotto forma di vendite – sempre che l’editore faccia davvero il proprio mestiere. O sotto forma di prenotazione da parte del libraio. Che da parte sua rischia altro DENARO tenendosi in casa il libro per N settimane o mesi sperando che qualcuno glielo chieda.
    Se dimentichiamo di prendere in considerazione l’odioso argomento del denaro tutto diventa facilissimo. Si può fare a meno di editori e librai e l’autore può mettere in vendita il suo capolavoro che immancabilmente i lettori acquisteranno. Se vengono a sapere che è uscito, ovviamente. O può cederlo ad Amazon. Il cui regime di trattamento di autori e libri è tutto da vedere.

  9. Ah, io l’ho visto, il regime – proprio con l’antologia Kizuna.
    Che poi sarebbe una cosa di beneficenza – ma la beneficenza Amazon te la lascia fare con la tua percentuale.
    La fetta di Amazon oscilla tra il 20% ed il 60% del prezzo di copertina – ed è funzione della visibilità del libro.

    La scelta di usare Amazon per Kizuna è stata ampiamente dibattuta, e rappresenta un compromesso fra una percentuale incassata e la visibilità.
    Altre piattaforme avrebbero garantito incassi più alti, ma vendite significativamente minori.
    E noi volevamo, ovviamente, raccogliere quanti più soldi possibile.

    I dati si trovano qui
    https://www.createspace.com/Products/Book/Royalties.jsp

    PS – poi immagino che con Tom Clancy e Wilbur Smith pratichino accordi differenti…

  10. In realtà si sta anche chiedendo all’autore di diventare un po’ editore. E Amazon stesso diventa editore allo stesso tempo. E non credo sia un male, almeno i “rifiutati arrabbiati” vedranno un po’ la vita dall’altra parte dello steccato 😀 Penso che la delusione di veder vendere zero copie (o quattro) sia più cocente di poter dire “quel bastardo dell’editore tal dei tali non ha apprezzato la mia scrittura”.

    Se sono svegli, gli Amazonici proporranno agli autori aspiranti self publisher dei pacchetti (editing, grafica) a prezzi ragionevoli come già fa Lulu (che per inciso alcune cose te le fa gratis se il tuo testo vende– per esempio, ai miei titoli applica gratis l’ISBN che normalmente costerebbe un centone o quasi, e mi faceva gratis la conversione in epub quando ancora si pagava – ora credo sia gratis per tutti). Quando gli autori si accorgeranno che essi sono necessari, li compreranno (e questa cosa farà un po’ da gate: chi non vuole investire qualcosa nel proprio romanzo perché in fondo non ci crede, si rifiuterà di pagare “perché non è lui l’editore”, dimenticando che in qualsiasi attività commerciale o produttiva una certa componente di investimento e rischio c’è sempre).

    Editori e librai diverranno obsoleti, sì, ma il processo secondo me sarà più lungo di quello che Amazon vorrebbe farci credere.

    Poi ci saranno figure intermedie comunque… per esempio io che stacco il 50% da chi scrive per me, però garantisco un minimo di editing, distribuzione e visibilità perché ho già un piccolo ma fedele parco clienti (ovvamente nel mio settore di nicchia e basta: i miei numeri sono assolutamente insignificanti per un editore tradizionale).

  11. Ecco, forse è questo il punto. La democratizzazione della scrittura permette che:

    1) chiunque possa pubblicare
    2) punto più importante che anche gli scrittori con volumi più bassi di vendite (nell’ottica della casa editrice) possano comunque emergere e vendere decentemente (nell’ottica dello scrittore).

    Certo, l’editing. Ma se uno ci mette la faccia, per così dire, e fa l’editing del suo lavoro, e poi quel lavoro è una cacca, non avrà futuro.
    Se uno invece ha un minimo di buon senso e fa da se’ tutto o si appoggia al team come diceva Davide, ed il risultato è degno, allora ha molte più speranze di vendere e-book che farsi pubblicare da Feltrinelli.

    Alle grosse case editrici non accedi se non hai un agente letterario. E’ tutto un passare da porte laterali.

    Con Amazon probabilmente (non ho mai adoperato il servizio, quindi rimando il giudizio ad esperienza fatta) si punta proprio ad evitare i passaggi a più mani, condispersione di tempo, soldi e genuflessioni.

    L’unica esperienza che ho avuto con un editore mi ha fatto mal pensare e tenere gli scritti per me.
    Non che sperassi nel Nobel per la letteratura, ma neanche sentiormi dire “se scrivesse più pulp la pubblicheremmo”, una sorta di prostituzione della scrittura, pensai.
    Ed è questo che da noia.
    Già è difficile arrivare da un editore “serio” o facente funzioni di serio. In più quando ci arrivi le condizioni non sono esattamente come le desideravi.
    E’ chiaro che piattaforme web come queste semplificano, attirano, fanno venire l’acquolina a tutti.

  12. Io conto anche sull’effetto citato da Andrea – la constatazione che il capolavoro nel cassetto è una ciofeca.
    Ci sarà un picco di autoproduzioni orride, poi i più se ne faranno una ragione e torneranno a giocare al gioco della pulce…

  13. Ricordo che in ogni caso il rapporto che si crea tra autore ed editore è un rapporto di tipo commerciale. Ovvero, «tu mi vai bene finché mi fai guadagnare» e necessario corollario, «se non funzioni più, fuori dai piedi». Dopo di ché esistono tutte le possibili variazioni ed eccezioni a questa regola, in genere, comunque, legati all’affetto e alla stima che l’editor ha nei confronti dell’autore e che gli permette, se necessario, di insistere presso l’editore. Il grosso problema è che negli ultimi anni gli editor contano sempre meno – ovvero la redazione in rapporto all’ufficio commerciale – e questo comporta che i tempi di durata degli autori e le loro prospettive sono a tempi sempre più brevi. Tu, autore, non potrai scrivere il romanzo italiano del XXI secolo perché mi devi produrre l’ennesimo psicothriller. Che io, editore «impuro», ossia proveniente dalla commercializzazione del tonno in scatola, farò rivedere a passo di carica per entrare nel giro delle mie stupende novità di fine anno. Se poi il libro ha un editing pietoso e una copertina da vomitare non me importa NULLA. L’importante è che le librerie – tutte. di catena e indipendenti – lo acquistino basandosi sul tuo NOME. E tutto ciò avviene con tempi sempre più brevi e spiega la cattiva qualità di tanti libri in commercio. Dove vada a finire, a questo punto, la qualità del libro, lo lascio giudicare a chi mi legge. Amazon, evidentemente, non si preoccupa minimamente della qualità di ciò che commercializza. Ciò che conta DAVVERO è la commercializzazione del pacchetto AMAZON, libro+kindle+gadget+fidelizzazione. I nuovi autori possono trovare asilo presso Amazon, ovviamente, ma dubito della sua capacità di «suscitare» nuovi libri, di seguire l’autore e stimolarlo. Immagino la rigidità di un sistema nato sulla rapidità della commercializzazione e sulla velocità di smercio. Praticamente l’esacerbazione di ciò che sta già avvenendo. Se qualcuno si illude che tutto ciò sia l’apoteosi dell’autore libero, beh, glielo lascio credere 🙂 Indubbiamente gli attuali editori sono spesso una congrega di avvoltoi, ma non mi pare che un neo-schiavista sia la soluzione…

  14. Precisiamo che l’editore non fa solo la revisione…, ma soprattutto negli ultimi anni si è inventato dei libri o prodotti editoriali di tutto rispetto. O li ha costruiti con l’autore. Tante biografie anche di qualità nascono da idee della casa editrice. Per non parlare delle collane… E quanti libri, certamente buoni, devono un primo successo alla copertina o al titolo azzeccati?

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