Questo post ha, in un certo senso, attinenza con il progetto di crowdfunding delle mie storie, del quale abbiamo già parlato , e in particolare con la storia di hard science fiction che mi sono impegnato a scrivere come extra. Ed è una seconda risposta alla richiesta di un po’ di titoli da leggere sotto all’ombrellone.
Ma questo post ha anche molta più attinenza con la vostra vita e – ammesso che ve ne freghi qualcosa – con la vita dei vostri figli.
Comincia con un lungo articolo comparso su New York Magazine riguardo al cambiamento climatico.
È un articolo lungo ma che vale la pena di leggere, e il link è questo.
Ma poiché è in inglese, è lungo e fa caldo, vedrò di riassumerne i punti salienti qui sotto. Ripeto che dovreste leggerlo, ma per intanto, riassumiamo qui le basi.
La versione brevissima:
Morirete tutti in maniera orribile.
Ora, vediamo di approfondire.
Mi è capitato di vedere su facebook degli status che fanno più o meno così
A quelli che si lamentano del caldo: si chiama estate, ha sempre fatto caldo.
#fatteneunaragione
Ed è vero – d’estate fa caldo, e dal 1500 a oggi le cinque estati più calde in Europa si sono verificate dopo il 2002.
Provate a farvi una ragione di questo.
L’articolo di Wallace-Wells che vi ho linkato si concentra su quello che finora non vi abbiamo detto. Uso il plurale perché ad essere stata reticente è la comunità scientifica, della quale mi capita di essere membro, anche se part-time.
Mentre un sacco di anime candide accusavano gli scienziati di allarmismo e di terrorismo, molti ricercatori hanno cercato di mostrare sempre il bicchiere mezzo pieno. Non falsando i dati, ma addolcendo le interpretazioni e le previsioni.
Perciò ora, se non altro, avete un buon motivo per accusare gli scienziati se il vostro mondo sta andando all’inferno in un secchio: abbiamo fatto esattamente il contrario di ciò che ci avete sempre rinfacciato.
Non tutti, naturalmente, hanno indorato la pillola.
Non sempre.
Ma tanto nessuno stavata a sentire comunque.
L’articolo di Wallace-Wells che vi ho linkato, e che è meravigliosamente documentato, elenca una serie di cose che succederanno.
Attenzione – succederanno, non potrebbero succedere.
L’epoca dei condizionali è passata da una quindicina d’anni.
- Aumento delle temperature ( = gente che muore di caldo)
- Carestie ( = gente che muore di fame e di sete, migrazioni in massa)
- Pestilenze ( = gente che si becca virus dell’epoca dei neanderthal)
- Difficoltà respiratorie e cognitive (questa ve la spiego dopo)
- Guerra ( = gente ammazzata per prendergli il cibo e l’acqua)
- Collasso economico permanente ( = niente lavoro, niente soldi)
- Oceani acidi e velenosi ( = città costiere allagate e nubi di gas tossici)
Un futuro di poveracci malnutriti e stupidi, in fuga da territori in cui si muore dal caldo, assediati da pestilenze e nubi tossiche.
Questo, se non durante la nostra vita, certamente durante la vita dei nostri figli.
Se avete meno di vent’anni, durante la vostra vita.
Oh, e se vi siete risentiti per quello stupidi, mi spiace, ma c’è poco che possiate farci: se la concentrazione di CO2 supera i 1000 ppm in atmosfera, le capacità cognitive umane calano del 21%.
Stupidi.
E a questo punto potrei scrivervi un bel pistolotto per cercare di instillare in voi un bel senso di colpa denso e massiccio come il neutronio, ma ammettiamolo: non servirebbe a nulla, giusto?
E allora perliamo d’altro.
La cosa che mi colpisce non è tanto il quadro pessimo – ma ahimé realistico – dipinto da Wallace-Wells, ma piuttosto la curiosa osservazione di Amitav Ghosh, su come sia possibile che questi problemi, questi rischi, questo modificarsi del nostro ambiente sotto i nostri occhi, non siano diventati argomento per opere letterarie.
La cosa mi colpisce perché mi indica, molto chiaramente, che Amitav Ghosh non legge fantascienza. O non la considera “contemporary fiction”.
Il che è poi la dimostrazione che anche Amitav Ghosh, che certo non è uno sciocco, è affetto dalla malattia diffusa che ci ha portati a tutto questo – il non voler pensare al futuro. L’essersi lasciati convincere che domani sarebbe stato proprio come oggi, o al limite meraviglioso come ieri.
Ricordiamoci sempre il mantra di Marshall MacLuhan
la politica ci fornisce le risposte di ieri ai problemi di domani
La situazione è pessima e la fantascienza – quel genere che, per dirla con David Brin, immagina che i nostri figli avranno problemi diversi dai nostri, e quindi nega il principio di base della politica – di queste cose ha parlato.
Ed ecco allora la risposta – volevate un elenco di libri daleggere durante le vacanze?
Eccovi accontentati.
. J.G. Ballard, Deserto d’acqua, Terra Bruciata, Il vento dal nulla.
Questi si trovano (credo) con relativa facilità – per lo meno il primo è stato ristampato da Feltrinelli, mi pare. Nel caso, battete le bancarelle.
. Gregory Benford, Timescape.
Pubblicato da noi nella Cosmo Oro qualcosa come venticinque anni fa, e poi non so se ristampato. Anche qui, le bancarelle sono vostre amiche.
. Kate Wilhelm, Juniper Time.
Tradotto come Il Tempo del Ginepro in Cosmo Argento, negli anni ’80. Bancarelle.
. David Brin, Terra.
Ne abbiamo parlato spesso. Lo pubblicò Interno Giallo, una vita fa. Bancarelle come se nonci fosse domani.
. Benjamin Parzybok, Sherwood Nation.
Ne abbiamo parlato pochi giorni fa, lo trovate su Amazon.
. Kim Stanley Robinson, qualunque cosa, ma soprattutto New York 2140 e la trilogia della scienza nella capitale: Forty Signs of Rain, Fifty Degrees Below e Sixty Days and Counting.
Questi sono facili da trovare: andate su Amazon e li comprate in inglese, perché non mi pare li abbiano mai tradotti.
E se pensate che il libro sia un medium lento e ormai superato, e preferite un film, cominciate con Soylent Green, e poi andate avanti con Silent Running e finite con Snowpiercer.
È curioso, e terribile, che questo sia un tempo quantomai eccitante per scrivere fantascienza.
Per parlare – anche se Amitav Ghosh non se ne accorge – di queste cose.
E cercare di farlo non per causare un trip di sensi di colpa ai lettori – perché i lettori, dopo essersi fatti la loro bella dose di senso di colpa, tornano a fregarsene.
No, cercare di farlo guardando al futuro come se fosse qualcosa che possiamo riprenderci. E guardando alla scienza non come a qualcosa di alieno e ostile, ma come se fosse la massima espressione dell’intelligenza umana.
C’è chi chiama certe cose solarpunk ma lo sapete come sono io con le etichette.
Ecco, io pensavo di scrivervi una bella storia ambientata su Marte, o magari su Titano (mi piace Titano) ma forse è il caso che vi mostri come un briciolo di speranza e un po’ di fiducia nella scienza possano, qui sulla Terra, farci sopravvivere al futuro che abbiamo lasciato che altri scegliessero per noi.
Non sarà facile, ma ci si prova.
Con la speranza – alla luce dei fatti, statisticamente, inutile – che leggere qualcosa del genere vi faccia venir voglia di muovere il culo.
10 luglio 2017 alle 5:26 PM
Fra i libri aggiungerei pure lo spassoso “Condizione Venere” di Norman Spinrad (Urania, bancarelle).
10 luglio 2017 alle 5:59 PM
Ottimo suggerimento!
10 luglio 2017 alle 6:43 PM
Ottimo articolo.
Mi permetto di aggiungere alla lista Flood (disponibile anche in italiano, credo col titolo “Diluvio”), di Stephen Baxter.
Una delle letture più inquietanti e belle in questa specifica tematica – http://amzn.to/2u56unV
10 luglio 2017 alle 10:16 PM
Ottimo suggerimento anche questo.
Grazie!
10 luglio 2017 alle 9:52 PM
Quando parlo di ambiente ogni tanto lo dico che “altrimenti moriremo tutti”, dato che ormai è chiaro che dire ‘l’ambiente è in pericolo” non serve a nulla. Inutile dire che spammerò ovunque questo articolo e quello di Wallace-Wells.
(E che dopo i tuoi consigli di lettura dovrò mangiare riso bollito per un mese per risparmiare.)
10 luglio 2017 alle 10:18 PM
In realtà ciò che bisognerebbefar penetrare nei cervellini del pubblico è che non è “l’ambiente è inpericolo” ma “il NOSTRO ambiente è inpericolo”.
La Terra ha attraversato infinite crisi, ed è ancora qui che rotola sulla sua orbita. Sono le specie, che periodicamente si sono estinte.
11 luglio 2017 alle 10:26 AM
Ci butto dentro anche La Grande Onda di Walter Jon Williams.
11 luglio 2017 alle 11:16 AM
Altro ottimo sugerimento – stiamo mettendo insieme una bella lista.
Lo si trova ancora facilmente, il lavoro di WJW?
11 luglio 2017 alle 11:33 AM
Su amazon lo da non disponibile, mentre su ebay il prezzo va dai 5 euro in su.
11 luglio 2017 alle 4:43 PM
grazie per le letture, dei film Soylent Green è veramente una delle cose più distopiche e angoscianti che mi ricordi. Charlton Heston spacca tutto.
11 luglio 2017 alle 4:45 PM
Il film naturalmente è basato su un romanzo di Harry Harrison intitolato “Largo! Largo!”
12 luglio 2017 alle 4:36 PM
Claro que si! e aggiungo anche un altro bel film distopico derivante da un libro: 2000 – la fine dell’uomo (da no blades of grass).
12 luglio 2017 alle 6:46 PM
Bello depresso questo – come tutto ciò che ci ha lasciato in eredità Wyndham.
11 luglio 2017 alle 9:29 PM
Etichette per etichette, qualcuno parla anche di cli-fi, climate fiction
Forse anche Bacigalupi ha scritto qualcosa in merito
11 luglio 2017 alle 9:34 PM
Sì, sia Bacigalupi che Di Filippo, ora che ci penso.
Bisognerà ampliare la lista 🙂
Pingback: L’Apocalisse della Cultura Pop – Filip Hodas | Book and Negative
13 luglio 2017 alle 2:03 PM
Grazie come sempre per gli ottimi consigli di lettura.
Sarà che gli infiniti alarmi sul clima stanno avendo l’effetto del “Al lupo! Al Lupo” di favolistica memoria e che quindi non ci facciamo più caso?
13 luglio 2017 alle 3:51 PM
In parte,ma non si è mai trattato di “al lupo al lupo” – si è sempre trattato di “se continuiamo così sarà un disastro”,e la risposta è stata “e dove sarebbe questo disastro?”
Ora il disastro è qui, e quindi ignorarlo richiede un po’ di impegno in più – ma non dubito che in molti ci riusciranno ugualmente.
10 novembre 2017 alle 9:51 AM
NY 2140 di KSR mi risulta in uscita a dicembre per Fanucci
sto leggendo con piacere il terzo della trilogia marziana, dopo aver fatto una fatica immane un bel po’ tempo fa in inglese con Galileo’s dream . mi sa che me l’hai appena venduto.
poi proverò l’altra trilogia, spero di aver fatto abbastanza pratica con i libri voluminosi in lingua nel frattempo