strategie evolutive

ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti


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Letture e riletture

Anno nuovo, vita nuova… o qualcosa del genere.

Come avevo annunciato, ho iniziato la mia tradizionela riletture del Libro del Nuovo Sole de Gene Wolfe, postando le mie note e osservazioni un capitolo alla volta, su Patreon, per tutti i miei sostenitori.
Per chi mi sostiene con una cifra superiore al minimo, ci saranno anche degli extra – perché e necessario mostrare la propria gratitudine, in qualche modo.
Il bello del lavoro di Wolfe è che più si scava, più si trovano cose che inizialmente erano sfuggite.
È davvero un libro scritto per essere letto non meno di due volte.

Questo nuovo-vecchio progetto sarà anche l’accasione per leggere Shadows of the New Sun, una recente antologia di racconti a cui hanno partecipato un sacco di grossi nomi nell’abito del fantastico – a cominciare dal solito Neil Gaiman.

Intanto ci sono gli altri propositi per il 2024 … sopravvivare, riuscire finalmente a mettere ordine nella mia conoscenza di Python, e prepararmi ad esplorare – a piedi e forse in bicicletta – il territorio intorno al posto in cui vivo. Ma per quelle ultime due cose dovremo aspettare quando non avrò più le dita gelate.

Credo che andrà tutto malissimo, comunque. I buoni propositi per l’anno nuovo esistono per essere disattesi.

Ma per ora, sto rileggendo Gene Wolfe e posso resistere.


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Anno Nuovo, Nuovo Sole

È un nuovo anno, ed è un anno pari – l’anno in cui io di solito metto mano al Libro del Nuovo Sole, di Gene Wolfe, e me lo rileggo, per scoprire ciò che non ho scoperto prima.
E quest’anno l’occasione è ghiotta, visto che l’opera di Wolfe è stata di fresco ristampata dai Draghi Mondadori.

E quindi mi sono detto – perché non fare di questa ennesima rilettura qualcosa di più articolato e completo?
Dopotutto, la rilettura, a ottobre, di Notte d’Ottobre, di Roger Zelazny, sulla mia pagina di Patreon, ha avuto un discreto successo. Perché non riprovarci?

Si parte da questo weekend, con un paio di post propedeutici – il primo dei quali gratuito, così vi potete fare un’idea.
E poi via, con L’Ombra del Torturatore, un post per ciascun capitolo – o qualcosa del genere.
Sul mio Patreon, tra l’altro, è anche risorta la rubrica del Piano Bar del Fantastico.
E si trova molto altro.
Così, solo per dire … ci sono modi peggiori per spendere un euro al mese, non credete?

E sì, questo post include link commerciali… perché voglio i vostri sudati quattrini.


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Dietro le quinte si chiama ancora Twitter

Meno di 24 ore dopo essere uscito dalla prigione di Facebook, qualcuno ha segnalato in mio profilo Twitter… pardon, il mio profilo X, che così è stato sospeso per violazione delle regole-
Che genere di violazione?
Non è dato sapere.
Perché sui social non solo sai colpevole fino a prova contraria, ma anche, tu sai benissimo cosa hai fatto, non dobbiamo noi venirtelo a spiegare.
Il peccatore è sempre consapevole del peccato. Questa è la natura della sua colpa.

Sbloccare il profilo su X è stato relativamente facile, ed ha solo contribuito a irritarmi, e a farmi buttare una mattinata già buttata per altri motivi.
Perciò ho caricato il test Voight-Kampff di Elon Musk, ho risposto alla domanda sulla tartaruga, ed ho così dimostrato la mia umanità

Ed è così che ho scoperto che, sulla sue pagine di servizio, X si chiama ancora Twitter.

Una gestione a dir poco dopolavoristica.

Ora, baturalmente, la cosa ridicola è che le segnalazioni e relative sospensioni del blog, del profilo Facebook a del profilo Twitter mi hanno fatto prendere seriamente in considerazione l’idea di chiudere tutto e andarmene.
Però l’insistenza, e l’accanimento mi spingono a restare. A oltranza.

Per cui, usciamo da questo enpasse.
Volete che me ne vada?
Fatemi un’offerta in denaro.
Usate i commenti. Sono certo che riusciremo a trovare una cifra adeguata.


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Le ultime 24 ore

Domani, 2 Ottobre 2023, la guadie della Prihione di Facebook apriranno i cancelli, ed io sarò nuovamente libero di postare noi gruppi di cui sono membro-
Come forse riocroderete, in 2 di Settembre ho avuto la malaugurata idea di condividere una notizia che mi era arrivata su Facebook, riguardo l’uscita di un nuone documentario sui film di Dario Argento. Questa condivisione conteneva un’immagina da Suspiria che ha fatto squillare gli allarmi dell’algoritmo, che si è conmvinto che io stessi istigando all’auto-immolazione tutti i membri di Paura Y Delirio WTF. Immediatamente, la solerte intelligenza artificiale di Zuckerberg mi ha consigliato di rivolgermi a una struttura di supporto psicologico (niente battute, grazie) e poi mi ha sospeso per un mese, informandomi che andare avanti in questo senso avrebbe avuto “delle serie conseguenze”.

Così per un mese non ho potuto postare nei gruppi che ho creato o che co-amministro per restare in contatto con chi mi conosce, e magari segue in mio lavoro, e nei gruppi di cui sono parte e che coprono i miei diversi interessi.
Ho perso l’opportunità di condividere, ad esempio, i post fatti per il Cimmerian September con la comunità degli appassionati di sword & sorcery, o l’uscita del mio romanzo Dreams of Fire nei gruppi di appassionati di fantasy.
Questo, perché un fotogramma di un film vecchio di cinquant’anni avrebbe potuto spingere qualcuno a farsi del male, ed io ho evidentemente postato quel fotogramma proprio con questo scopo.

D’altra parte, sono tre anni che sono sotto osservazione dopo essere stato segnalato e bloccato con questo blog, in quanto diffondo l’odio. Quindi qualunque mia attività è sospetta, e come dicevamia nonna “dove c’è il sospetto c’è il difetto”.
Colpevole fino a prova contraria.
Il blog non può essere condiviso su Facebook, e non avendo idea dei criteri usati dall’Algoritmo, ogni attività su FB potrebbe portare a una nuova incarcerazione, o magari “delle serie conseguenze”.
Ho già ampiamente discusso di come questo mi abbia causato un piccolo ma significativo danno economico – oltre a limitare la mia libertà di espressione (che quella, alla fine, non è che interessi a nessuno).

Ma guardiamo al lato positivo.
Chiuso fuori da Facebook perché sono, a quanto pare, una via di mezzo fra Thulsa Doom e Jim Jones, mi sono trovato ad avere un sacco di tempo libero.
Perché è difficile immaginare quanto tempo i social ci possono sottrarre per pura erosione.

Così in settembre ho chiuso la prima traduzione su cui stavo lavorando, e sono partito con la seconda.
Ho firmato un contratto per due romanzi e ho scritto 12.000 parole del primo.
Sono finalmente tornato alla pratica di leggere due libri alla settimana. E contemporaneamente ho riletto tutte le storie di Conan scritte da Bob Howard, e ne ho scritto su Karavansara.
Ho sperimentato un paio di nuove ricette per variare la dieta.
Ho ripreso a camminare con regolarità, cercando di rimettere in sesto la salute traballante.
Ho ripreso a postere con una certa regolarità sul mio Patreon, ridando vita al Piano Bar del Fantastico e cominciando a postare le mie annotazioni a vari manuali e libri relativi alla scrittura, creando una sorta di corso di scrittura destrutturato che pare sia interessante.

[e qui potrei aggiungere che con solo un euro al mese potete avere accesso a tutto questo e molto altro, ma sarebbe di estremo cattivo gusto, vero?]

E nel frattempo ho ricevuto un sacco di segnali, da vari angoli del mondo, da persone che conosco o che seguo che dopo aver abbadonato Twitter (che in effetti ormai mi inonda di spam), hanno lasciato anche Facebook e Instagram, e lasciato Tik Tok agli adolescenti.
E la tentazione è forte.
Questo mese senza Facebook mi ha dimostrato abbondantemente che la mia presenza non è richiesta e non desta interesse. I social possono fare ampiamente a meno di me, dei miei lavori, delle mie opinioni.

Quindi, cosa succederà domani, quando si apriranno i cancelli della prigione di mister Zuckerberg?

Non lo so.
Ma probabilmente cambierà qualcosa.
Qualcosa è già cambiato.


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Una cassa di libri

Il postino mi ha appena consegnato una grossa scatola contenete le mie copie-autore di Dreams of Fire, il mio più recente lavoro pubblicato da Aconyte Books.

E io mi sono detto, ma sì, facciamo come quelli bravi, che pubblicano le foto dei loro scatoloni.
Oggi tocca al mio.

Al di là degli scherzi, questo pacco mi segnala che entro pochi giorni il cartaceo, finora disponibile solo in USA, sarà disponibile anche in Europa.


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Come passa il tempo

WordPress è sempre puntuale nel ricordarmi gli anniversari.

Sone sedici anni che strategia evolutive va avanti, fra alti e bassi.
Siamo passati dalle quasi duecentomina visite nel 2014 (prima di allora, le statistiche non sono disponibili) alle circa sessantamila del 2022.
Da quando il blog è stato bandito da Facebook per conclamata malvagità, le visita si sono ridotte dei due terzi.

Ma siamo ancora in piedi, continuiamo a postare e non me la sento di lamentarmi.
La super-autostrada dell’informazione non passa più di qui, ma ho come l’impressione che, se ci regge la salute, saremo qui ancora per qualche tempo.


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Automatici e Industriali

Mi è capitato di leggere una cosa, su Facebook.
E sì, lo so, su Facebook bisogna andare per le foto delle modelle discinte e per i test per scoprire se siamo più ninja o più pirata, o quale dei personaggi di One Piece ci assomiglia di più.
Lo so, avete ragione.
Ma a me è capitato di leggere un pezzo in cui ciò che scrivo – fantascienza, fantasy, thriller, horror – veniva definito “narrativa industriale” ed io, che da qualche anno orma mi giuadagno da vivere (a malapena) scrivendo, ricadrei nella categoria degli “scrittori automatici”, che sfornano a tempo di record valanghe di ciarpame.
Un modello americano, a quanto pare, che si va affermando anche da noi.
Chi pratica questa forma di creatività è obbligato a correre per stare nello stesso posto, e conduce quindi un’esistenza miserabile.

Da qui si è passati a stigmatizzarte il vezzo dei “giovani scrittori” di voler vivere di scrittura, e a lamentarsi del fatto che non ci riescono – quando tutti i grandi nella nostra antologia delle medie facevano altro e scrivevano nel tempo libero, oppure si facevano mantenere dal consorte, e spessissimo si pubblicavano a proprie spese.
In Italia quindi non si può vivere di scrittura, fatevene una ragione.

E ammattiamolo, trovo molto dumasiana l’idea di sposare una ricca vedova per poi poter impunemente perseguire i miei malaugurati sogni di scrittura.

Trovo anche profondamente stupido e arrogante il discorso nel suo insieme, e sommamente insensato il suo richiamo al passato.
È sempre stato così, bimbi, rassegnatevi.

È un discorso doppiamente elitario.
È elitario nel sostenere che la letteratura di intrattenimento è priva di valore. Poco importa se nel leggere un romanzo piliziesco, una storia di fantascienza, un’avventura fantastica, una persona trova un minimo di piacere durante la sua giornata. Questo non ha alcun valore. È “narrativa industriale”.
Ed è elitario perché considerando la scrittura un’attività per chi ha già una fonte di reddito (o una persona che paghi i conti), limita questa attività a certe fasce privilegiate. Gli “scrittori automatici” sono un’aberrazione, gente troppo povera per poter scrivere davvero, e che ricorre quindi all’escamotage di scrivere in fretta, e in questo modo sì, pagano i conti, ma non fanno certo la bella vita.

Perché in fondo è questa, l’immagine che risiede nella testa di queste persone – lo scrittore come aristocratico che crea opere eccelse e le pubblica a spese della moglie ricca, mentre lui passa da un vernissage a una cena elegante, fumando sigarette turche e sorseggiando laphroaig.
Ed i lettori per riflesso sono membri della stessa ipotetica cultura.

Aristocratici che scrivono per gli aristocratici (autori che creano letteratura), quindi, oppure poveracci che scrivono per i poveracci (scrittori automatici che creano narrativa industriale).

C’è quasi il dubbio che i miserabili non potrebbero comunque scrivere altro che ciarpame, anche se non fossero obbligati a farlo per pagare i conti.
Perché, sapete, quelli così non possono farte altro.
Lo sapete anche voi, come sono quelli lì, vero?

È una posizione che dimostra disprezzo tanto per chi scrive che per chi legge, per l’atto creativo e per la dignità del lavoro di scrittura, e paradossalmente getta una luce positiva sull’editoria a pagamento, che garantisce la pubblicazione a quei fini intelletuali che non hanno bisogno di scrivere per pagarsi i conti.

Non so se io provi più raccapriccio per chi propone certe teorie o per chi entusiasta applaude… sì, è proprio così. Ci sono troppi scrittori. C’è troppa libertà…

Forse è la forma mentale di chi si è scordato il piacere di leggere, ed ormai legge per segnalare la propria appartenenza a una elite.
Leggere per sentirsi superiori.

Sono atteggiamenti che mi fanno infuriare, perché segnalano un ambiente in cui io non solo non posso esistere, ma non ho il diritto di esistere.

Ma che t’importa?, mi direte voi.
Tu scrivi per il mercato di lingua inglese. Questa gente neanche ti vede.
Ma io vedo loro, e tanto basta.

Torno a scrivere il mio romanzo coi soldati giapponesi zombie, che verrà pubblicato senza bisogno che io faccia ricorso alle casse di una ricca vedova…