strategie evolutive

ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti

Complicata, noiosa e morta da trent’anni

64 commenti

Qualche sera fa, su un canale televisivo nazionale, un noto autore di letteratura d’immaginazione nostrana mi ha spiegato che la fantascienza non tira più perché ormai

a . è troppo complicata
b . è troppo noiosa
c . da trent’anni non emergono nuovi autori validi

Se lo avesse detto un qualsivoglia signor nessuno (un blogger come me, per dire), la cosa farebbe semplicemente ridere, e sarebbe sintomo di scarsa dimestichezza con ciò di cui si vuol parlare.
Il fatto che si tratti dell’opinione divulgata pubblicamente di un autore piuttosto popolare ed apprezzato è francamente inquietante.
Ancora di più se aggiungiamo che la stessa trasmissione televisiva ha passato nelle settimane precedenti opinioni simili ventilate da uno dei curatori della maggiore rivista di fantascienza nel nostro paese, e dal principale editore di genere nel nostro paese.

L’ennesimo necrologio del mio genere d’elezione mi sorprende in particolar modo in questa lunga estate calda.
Perché mi basta spegnere il televisore e guardare cosa ho sul mio scaffale in lista di lettura, appena finiti o pronti per essere incominciati…

Quattro libri.

Existence, di David Brin, uscito un mese fa.
Un massiccio volume scritto in stile corale, con le vicende di alcuni personaggi e dell’intera umanità alle prese con le conseguenze – e le cause – del cosiddetto Paradosso di Fermi.
Se l’universo brulica di vita intelligente, perché nessuno si fa vedere?
Fantascienza hard, con al centro la questione di cosa sia e che valore abbia l’esistenza umana.
Intelligente, scientificamente solidissimo (l’idea è di non barare e usare solo scienza reale e verificata), ferocemente satirico, divertente.
Lo aspettavo da un anno, ed è stato fantastico.
L’ho anche recensito su Il Futuro è Tornato.
Ah, vediamo un po’…

Complicato – non esageratamente.
Noioso – neanche un po’.

2312, di Kim Stanley Robinson, uscito tre mesi fa.
Il futuro è brillante, nel romanzo di Robinson, ma una morte sospetta sulla colonia umana di Mercurio innesca vicende che potrebbero gettare un’ombra lunga sul futuro dell’umanità.
Colonizzazione spaziale, esplorazione, bioingegneria…
Scritto con stile più tradizionale rispetto al lavoro di Brin, con meno in-jokes e meno ironia, in questo romanzo Robinson continua con la sua “fantascienza umanista” a mostrarci scienziati realistici alle prese con problemi realistici in un futuro realistico.
Bello, con un sacco di idee.
Forse non il miglior lavoro di Robinson in assoluto, ma comunque straordinario.
Lo recensirò prossimamente su Il Futuro è Tornato.

Complicato – non più di tanto.
Noioso – no.

The Black Opera, di Mary Gentle, uscito due mesi or sono.
Un romanzo fantastico sull’opera lirica, ambientato in un teatro dell’opera napoletano dei primi del 19° secolo, durante l’allestimento di un’opera che parla di un’opera.
Il protagonista è un compositore.
Il cast è uno spettacolo (…)
Cosa succederebbe se la musica potesse alterare la realtà?
Se bastasse il canto di un soprano per far esplodere il Monte Tambora?
Non necessariamente fantascienza – ma il taglio ucronico c’è tutto – non necessariamente fantasy.
Divertentissimo l’uso del turpiloquio italiano (del quale viene fornito comodo dizionarietto in appendice).
Bello, divertente, intelligente.
La mia recensione uscirà questa settimana su Il Futuro è Tornato.

Complicato – beh, è un libro di Mary Gentle, un po’ dovrete lavorarci.
Noioso – mai letto nulla della Gentle che fosse noioso. Mai.

Ashes of Candesce, di Karl Schroeder, uscito a febbraio di quest’anno.
Quinto e conclusivo volume della serie di Virga di Karl Schroeder – space opera con elementi retrofuturisti ambientata in un gigantesco pallone di fullerene pieno di atmosfera e frammenti di roccia, in orbita attorno a una nana bruna.
L’intera serie viaggia sulle 1600 pagine e accoppia azione e speculazione scientifica, politica e avventura.
Maledettamente buono.
Sarebbe bello un giorno farci un pezzo su Il Futuro è Tornato.

Complicato – solo se non sapete cos’è il fullerene
Noioso – non ho avuto il tempo di farci caso

(*)

E ho intanto in lista d’attesa l’ultimo John Scalzi – Redshirts… può un romanzo con un titolo del genere deludere le nostre aspettative? – ed un paio di titoli di Alastair Reynolds e di Ian MacDonald, più magari qualcosa di Bacigalupi…

Senza contare l’esperimento fatto alcuni mesi addietro, prendendo una manciata di autori sconosciuti pubblicati negli ultimi due anni, e scoprendo che si trattava di ottimi lavori.

Insomma… sono io che trovo libri eccellenti stampati in copia unica solo per me e che mi mantengono nell’aurea illusione che la fantascienza stia bene e ci saluti tutti, o sono i nostri esperti istituzionali, a dover uscire più spesso di casa e magari ogni tanto leggersi qualcosa di scritto da un autore vivo?

In generale a questo punto, credo che sia giunto il momento di adattare e applicare al genere la Terza legge di Clarke…

Se un vecchio scienziato dice che qualcosa è possibile probabilmente ha ragione, se dice  che qualcosa è impossibile, probabilmente sbaglia.

La fantascienza è viva e combatte con noi.

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* E sì, non è che non me ne sono accorto – hanno delle copertine splendide.

Autore: Davide Mana

Paleontologist. By day, researcher, teacher and ecological statistics guru. By night, pulp fantasy author-publisher, translator and blogger. In the spare time, Orientalist Anonymous, guerilla cook.

64 thoughts on “Complicata, noiosa e morta da trent’anni

  1. Ti dirò, questa mattina mi sono svegliato con un umore pessimo… ora va già meglio.

  2. bisognerebbe chiedere un parere veritiero a chi legge, bello andare in televisione a sparare c****** 😀

  3. E facciamo i nomi, tanto per andarci giù duro, si parla di Lippi e di Evangelisti. Il primo si è inacidito al punto da sembrare la caricatura di una vecchia zitella dell’800, il secondo come autore di genere è svanito diversi anni fa. Come possano dare pareri autorevoli mi è del tutto incomprensibile, è come chiedere a un meccanico di Formula Uno degli anni ’70 di mettere le mani sulla Ferrari 2012. Quello che traspare è un mondo autoreferenziale, uno stagno morto o morente.

  4. Evangelisti, certo, come no. Si tratta pur sempre del mio parere, ma il suddetto, assieme a quei grandi “rivoluzionari” del new wired, ha dato un notevole contributo all’opera di emarginazione di quella fantascienza classica che fa davvero sognare, quella alla Clarke e alla Benford, per intenderci. Lasciatemi pure le mie astronavi, perchè delle menate in odore di radical chic di ‘sti tizi non so davvero che farmene.

  5. Bè, un articolo su questa cosa ci starebbe su “Il futuro è tornato”. Non tanto per innescare una polemica furibonda ma per provare a suscitare una discussione seria sulla realtà dell’editoria del fantastico in Italia. O sulla fantastica realtà editoriale italiana…

  6. Ah, grazie Angelo… poi tanto vengono a trollare il mio, di blog, giusto? 😉

    Ma allora se volete i nomi, il terzo dei personaggi citati è Fanucci, che continua a sostenere che dopo Dick è stato il nulla.

  7. Beh, io un’autorità al Curatore gliela riconosco ancora, però esclusivamente sulla fantascienza e il fantastico del passato. E del resto, Urania ha dei grossi limiti quando si tratta di romanzoni di autori affermati… quando Urania prova (ogni tanto ci prova) a pubblicare roba nuova di qualche peso massimo (es. Vinge o MacLeod), la massacra in fase di traduzione.
    Dovrebbero essere gli editori di varia, tra un libro di ricette, un vampire romance e un memoriale di calciatore, a infilare ogni tanto Robinson, Brin, Scalzi, etc. Giusto per vedere l’effetto che fa.
    Invece le affermazioni riportate in apertura, soprattutto la b. e la c., sono ridicole e basta.
    E’ vero solamente che la fantascienza odierna è più complicata sia di quella di qualche tempo fa e della media delle cose che si trovano in libreria, ma un minimo di pubblico per questi argomenti non può non esserci!

  8. Ci sarebbe solo da ridere ascoltando i dinosauri, se non fosse che questo paese è controllato da loro…

  9. Il mio limite è l’inglese che mi sono dimenticato per strada, Altrimenti sceglierei la tua via, leggere in lingua originale ecchissenefrega se loro tre dicono che la fantascienza è morta (sorvolando poi sul fatto che qualche nome italiano interessante e fuori dagli schemi c’è)

  10. @Entropia
    Concordo su ambo i punti – ci sono ottimi italiani (che fanno anche una fatica dannata a venir fuori) e leggere in inglese è una grande libertà.
    Mi preoccupo però proprio per chi in inglese non legge, e che rischia di credere a queste balle sul vuoto cosmico dopo l’ascensione al cielo di Dick o altre simili stupidaggini.
    Perché alla fine sarebbe ok se mi dicessero “Noi abbiamo deciso di ignorare qualsiasi cosa uscita dopo il 1980 che non abbia almeno un premio a certificarne la qualità”.
    Sarebbe una scelta discutibilissima, ma almeno sarebbe una scelta chiara.
    negare l’esistenza di ciò che non si vuole pubblicare è antipatico.

  11. Io posso capire che certe storie possono essere complicate, ma non capisco se si riferisca alla necessità di avere un buon bagaglio scientifico per capirle, o al modo in cui sono scritte. Però non pensavo si potesse definire la fantascienza un genere noioso!
    Poi sono il primo ad aver letto veramente poco degli scrittori contemporanei però ho avuto tra le mani i due volumi della Solaris (2006-2007) e ho trovato molta “roba buona” che in italia trovo solo all’American Bookstore (o su internet).
    (Anzi, lì la figura peggiore la fa il buon Moorcock…)

  12. @Salomon Xeno: e comunque, certe storie sono belle PERCHE’ sono complicate: provo un certo gusto a compiere lo sforzo necessario per entrare nel mondo pensato dall’autore. Sto leggendo Existence di Brin e vale decisamente la pena di soffermarsi un pò di più, all’inizio del romanzo, ad assorbire i neologismi introdotti dal buon David.

  13. Quando ho ascoltato le dichiarazioni di Evangelisti mi son detto “Che diavolo stai dicendo, Valerio?”.
    Poi mi son detto “starà parlando della fantascienza nostrana…”, pensavo al connettivismo, che a mio ignorantissimo parere passa più tempo a spiegare sé stesso, che a proporre romanzi di qualità.
    Epperò mi son venuti in mente tutti gli autori sci-fi che fanno a sgomitate per farsi notare, e a quelli che generalmente trovo in libreria, sì, ma tra i thriller (per dirne uno: Tullio Avoledo!!!).

    Insomma… all’estero il mercato è davvero effervescente. Qui pare il contrario.

    Io credo che l’Italia veda la fantascienza con i paraocchi. Siamo un paese che vive più dei successi passati che delle ambizioni per il futuro. Guardiamo gli europei 2012 e ancora glorifichiamo lo scontro con la Germania del 1970. Vogliamo creare nuove automobili e le facciamo a immagine e somiglianza delle vetturette di successo degl’anni sessanta. Osanniamo l’ingegno italiano ricordando la mitica Olivetti che non c’è più. A scuola mostriamo i nostri grandi scrittori e facciamo studiare solo Dante, Manzoni e Boccaccio… Non mi pare tanto strano che poi, guardando alla fantascienza, si faccia fatica a varcare la soglia degli anni settanta e si guardi con tremendo sospetto un certo Gibson che ha scritto il neuromante (che in italia arrivò nel 1986, con due anni di ritardo dalla sua uscita statunitense!!).
    Mannaggia! E’ ovvio che dopo Dick non c’è stato più nulla… nessuno ci ha mai guardato veramente a cosa è venuto dopo Dick.

  14. Comunque quell’autore lì, quello “nostrano”, di cui ho visto anch’io le due interviste, non mi è sembrato il ritratto della lucidità.
    Ora, a differenza tua (se non ricordo male) a me piacciono diverse cose che ha scritto in passato ma, dopo averlo sentito parlare, sapere che viene considerato una sorta di “vate” italiano mi fa venire i brividi.

  15. questo tuo articolo è una pietra tombale per questi vecchi babbioni:quattro opere splendide da leggere in lingua originale,saltando tutte le stazioni intermedie,le dotte dissertazioni e i trombonismi tipici dell’editoria italiana.
    del resto,quando mai potremmo vedere questi libri tradotti in italiano?

  16. @Mauro
    Mi faccio poche illusioni riguardo alle traduzioni.
    Robinson non piace ai nostrio editori – su quindici romanzi pubblicati, ne hanno tradotti, mi pare cinque, un po’ a casaccio (due di una trilogia, uno di un’altra, un vecchio one shot e uno nuovo).
    La Gentle dopo Ash (spezzato in quattro volumi) non tira perché è schedata come fantasy, ma dice un sacco di parolacce e non ci sono gli elfi e i draghi.
    Schroeder è stato cassato da Mondadori già una volta, con un romanzo one shot, figuriamoci tradurre una pentalogia (o magari lo faranno, cominciando col terzo volume, che qui da noi usa così).
    Brin viene ignorato da un decennio.

    Oh, 2312 e Existence spazzoleranno nomination per tutti i premi sulla piazza, e magari con un Hugo o un Nebula allora qualcuno li tradurrà.
    Probabilmente traducendo Existence come “Un cristallo dallo spazio” e 2312 come “La Cospirazione di Titano” o qualche altra baggianata simile, perché da noi, se non ci sono pistole a raggi e balzi iperspaziali, la fantascienza non vende.

  17. Io non sono affatto un esperto di fantascienza, ho letto veramente pochissimo. La domanda però me la pongo lo stesso: perchè (da noi) c’è questa convinzione che questo genere letterario sia morto e sepolto (e non vada oltre i soliti nomi – Dick, Clarke, Asimov e compagnia cantante -)? Perchè non c’è la voglia di sondare il terreno e vedere che invece valide “alternative” ci sono?
    E’ troppo difficile? Troppo complicato?
    Oppure non c’è la voglia di farlo?

  18. Mauro direi che ha colto perfettamente nel segno: Lippi/Evangelisti considerano solo i libri in versione italiana. Come gran parte dei lettori nostrani.
    Fa abbastanza incazzare, anche nel mondo del GdR capita lo stesso: se ascolti i negozianti/addetti ai lavori italiani il GdR e` morto. Certo, se consideri solo le quattro cose in croce pubblicate in italia.
    Siamo nel terzo millennio, e` possibile essere cosi` pigri da non voler imparare un po’ di inglese? Lo insegnano fino dalle scuole elementari ormai.

    C’e` un mondo cosi` grande la fuori se uno ha voglia di esplorarlo…

  19. Molto interessante…
    Eppure la cosa non mi sorprende. Neanche un pò.
    Se non dispiace riprenderei notizia e post.

  20. Ho una mia particolare teoria riguardo a queste dichiarazioni , cioè che questi esperti, ribadiscano in continuazione che la fantascienza è morta semplicemente perchè è morto il “loro” approccio al genere.
    Mi spiego meglio : quando in un qualsiasi settore viene a mancare il ricambio viene anche a mancare la ricerca del nuovo e la volontá di aggiornarsi.
    Fanucci ripeterà che dopo Dick non c’ è stato più niente perchè per lui è più facile e comodo il poterci credere.Evangelisti ripeterá che la fantascienza è noiosa semplicemente perchè per lui sará difficile ammettere che sono i suoi ultimi lavori ad essere meno belli dei primi,Lippi invece potrá giustificare così alcune sue scelte così poco felici effettuate per motivi di budget.
    Insomma il classico discorso della volpe e dell’ uva.
    Sono anche daccordo con Glauco sul discorso del connettivismo, che magari se scrivessero un poco di più storie invece di proclami sul connettivismo medesimo sarebbe meglio.
    Aggiungo una cosa:il commento di Quiller mi ha fatto ricordare che anni fa Lippi nella sua veste di Curatore mi massacrò assieme ad altri solo perchè gli avevo chiesto spiegazioni per dei tagli ad un libro, bene non solo non ne voglio a Lippi per quella sua caduta di stile, ma gli auguro altri cento anni di gestione di Urania
    Solo che ricordo con molto più piacer- e rivorrei indietro il Lippi che da giovane scriveva per Robot e che avrebbe contestato le cose che il Lippi più…ahem…”stagionato” ha compiuto e ha dichiarato recentemente.
    Tutto quì. 🙂

  21. @Coriolano
    Riprendi pure, per quel che può valere…

    @sommobuta
    Io credo ci sia la paura di rischiare – da parte degli editori e da parte del pubblico.
    Investire su uno “sconosciuto” o ristampare “un grande classico”?
    Pubblicare una cosina divertente ma sostanzialmente innocua, o magari un autore che parla del futuro ma ha una chiara posizione politica?
    (Robinson? Chi ha detto Robinson?)
    In fondo, se il pubblico se ne sta buono quando io gli passo ristampe che npon mi costano ormai più un centesimo, perché dovrei cambiare e correre un rischio?
    E il lettore, perché dovrebbe rischiare su uno sconosciuto che poi magari non gli piace o è “troppo difficile”, quando può rileggersi Io, Robot per la cinquecentesima volta (ma con una copertina diversa!)

  22. Mah io credo purtroppo che la situazione di lontananza dei lettori italiani dalla fantascienza oggi sia legata ad un pessimo lavoro del passato.
    Mi ricordo ancora la mia antologia delle medie che alla fine metteva sempre i grandi poemi epici legati al periodo storico studiato.

    Il primo anno c’erano Odissea e iliade.
    Il secondo anno ci siamo beccati Don Chisciotte e Gargantua e Pantagruele.
    Ve lo immaginate come aspettavo il terzo volume?
    Nel terzo volume c’era il racconto di Clarke da cui è tratto 2001 Odissea nello spazio. Più molte foto del film.
    E altri due racconti di fantascienza che non ricordo.
    Ricordo che sulle foto di Odissea nello spazio ci passavo un sacco di tempo perchè mi affascinavano tanto.

    La mia insegnate lo ha saltato a piè pari.
    All’epoca non capii perchè gli anni precedenti quella sezione l’avevamo studiata come un vangelo e il terzo anno nemmeno ce l’aveva data da leggere liberamente.
    Ovviamente me la sono letta lo stesso perchè ero TROPPO curiosa…
    Ma i miei compagni di classe?E gli altri studenti?
    E mi domando oggi quanto l’autore dell’antologia abbia continuato a metterci 2001 Odiessea nello spazio nel terzo volume o piuttosto nella nuova edizione abbia cambiato genere.

  23. @Cily
    Io la colpa la scarico su Fruttero & Lucentini ed il loro famoso “queste scemenze possiamo scriverle anche noi ed avrebbero un grande successo col proletariato”

    Intrattenimento per la plebe.
    Letteratura da stazione ferroviaria.
    Narrativa per ragazzi.
    Storie sceme con gli ometti verdi.
    I Marziani hanno Dodici Mani

    Fumetti e polizieschi erano alla stessa stregua, poi si sono nobilitati.
    La fantascienza e il fantasy non ci sono riusciti.

  24. @Davide, secondo me cmq fantascienza e fantasy ce la faranno, ma attraverso altri media.
    Quante serie tv ci sono ora di fantascienza? Direi un botto. E se anche la fantasy tira meno, A Game of Thrones lo vedi pubblicizzato anche nelle stazioni ferroviarie.

  25. La mia preoccupazione rimane quella che si perdano la varietà e la qualità.
    Che il gusto dei lettori rimanga atrofizzato.
    Che vincano certi pregiudizi.

  26. da quando in qua Fanucci è un’autorità in fatto di sf?

  27. e che dire del fatto che nessuno ha ancora pubblicato il ciclo di Robert Charles Wilson comprendente Spin (premio Hugo)?

  28. Hai un link alla trasmissione (nel caso fosse la Rai, potrebbe essere recuperabile)?
    Quanto agli autori che citi, però, Uplift di Brin è degli anni ’80; Robinson del decennio successivo, come la Gentle, quindi un po’ d’anni sono passati.

    Old Man’s war esce con *soli* 7 anni di ritardo in italiano, ma costa 15,30 (rispetto a 4,93 del paperback in inglese) su amazon.it
    Sopravvissuti (The Steel Remains) di Morgan (fantasy), costa 16 e rotti rispetto a 9 (o 5) dell’e-book in inglese.

    Fino a che i prezzi rimangono di questo tipo, non ci si può stupire che la fantascienza non venda…

    Rimane il fatto che le dichiarazioni che citi (con la parziale eccezione della prima) sono emerite stupidate.

    Potrebbe essere interessante fare un’analisi dei ritardi con cui venivano tradotti i nostri autori nei decenni passati: Dick, Brunner, Farmer, Heinlein, Vance, Banks, Mieville, … dopo quanto tempo dall’uscita in originale venivano tradotti?

    Comunque è proprio vero che Amazon ha cambiato il modo di vendere i libri… speriamo di non dovercene troppo presto pentire (non per nostra prematura dipartita)

  29. Paolo, il problema non è solo economico. alcuni lettori hanno comprato i libri che citi tu a 15 o 16 euro, ma poi oltre alla spesa hanno dovuto constatare che la traduzione non era all’altezza dei soldi, per così dire e per essere buoni…se vai su Facebook nel gruppo di Richard K.Morgan ne sentirai delle belle

  30. ps. per Davide (e per gli altri amanti della buona sf): noi abbiamo un gruppo su Facebook dove parliamo in maniera sobria del nostro genere prediletto. per chi volesse unirsi il gruppo si chiama Romanzi di Fantascienza.

  31. @Paolo Arosio

    Potrebbe essere interessante fare un’analisi dei ritardi con cui venivano tradotti i nostri autori nei decenni passati: Dick, Brunner, Farmer, Heinlein, Vance, Banks, Mieville, … dopo quanto tempo dall’uscita in originale venivano tradotti?

    Io in effetti uno studio su tempi di traduzione e simili l’ho fatto, tre anni or sono…
    Un riassunto lo trovi qui:

    https://strategieevolutive.wordpress.com/2009/05/12/cinque-anni-di-fantascienza-in-italia/

  32. Davide, ma negli anni settanta e ottanta avevamo quattro case specializzate in sf (almeno): Nord, fanucci, Mondadori, Libra…e i libri anglosassoni erano di meno (in un anno uscivano circa 200 libri). oggi le case editrici si sono ridotte al lumicino e i libri da cui attingere sono decuplicati…

  33. Ed è ampiamente plausibile il fatto che le case editrici siano al lumicino per aver fatto delle politiche suicide a programmazione editoriale nulla.

  34. concordo al 100%, però, dato che ho lavorato per alcune di esse, mi astengo dall’infierire. diciamo pure che la Nord ha avuto i suoi momenti di gloria e ha pubblicato molta buona fantascienza. non credo che a Viviani si possano imputare molte colpe.

  35. Ooops… quasi mi scordavo… grazie per l’invito al gruppo.
    Non sono proprio un assatanato di Facebook, ma vedrò cosa posso fare… 😉

  36. non lo ero nemmeno io. ora che sto in pensione mi fa piacere scambiare quattro chiacchiere con altri appassionati di sf, soprattutto se sono persone competenti

  37. ps Scalzi e Alastair Reynolds sono due dei miei autori preferiti. Reynolds è un grande, ma i suoi romanzi sono enormi e, con la situazione attuale, penso sia molto difficile vederli in italiano.

  38. @ sandro p.
    Non sento ancora la mancanza di un account su FB. Ho già abbastanza poco tempo per la lettura :-/.

    @ Davide
    Articolo (e analisi sottostante) decisamente interessanti, grazie.

  39. @Sandro
    Io credo che ai vecchi tempi, le case editrici specializzate fossero espressione della personalità dei propri fondatori/proprietari/mastermind, che erano anche e soprattutto appassionati.
    Ed avevano al proprio fianco editor coraggiosi, giovani e forse anche un po’ idealisti.
    Se ci sono stati errori (e io credo ci siano stati) si è trattato di errori dovuti ai gusti dei singoli personaggi – quindi scelte stilistiche, se vogliamo, non condivisibili ma con una loro dignità.
    Erano persone che avevano il polso del genere, e facevano scelte personali.

    Ad un certo punto (non so quando, non so perché, servirebbe una analisi statistica più accurata della mia), c’è stato un cambio di marcia.
    Gli errori sono diventati errori di percezione del mercato, o del genere, di programmazione.
    La già più volta citata mancanza di coraggio.
    Problemi forse stimolati da una contrazione economica, forse dovuti all’arrivo sulla scena di personaggi diversi, ripeto, non lo so.

    Se dovessi cedere ai miei pregiudizi – e sono tali – sarei portato a pensare che un atteggiamento troppo condizionato dal mercato abbia avuto effetti nefasti.
    Ma ripeto, son pregiudizi.

  40. Davide, è un discorso complesso. sicuramente ci sono stati errori. bisognerebbe approfondire il discorso sulle singole case editrici (Malaguti si è perso nel suo egocentrismo, la Fanucci ha perso i suoi curatori originali, la Nord ha fatto alla fine delle scelte economiche, anche Mondadori ha fatto scelte editoriali particolari, abbandonando Montanari, a mio avviso ottimo). molto è dipeso anche dai cambiamenti dei gusti dei lettori e dalla nascita di nuove tendenze (la fantasy, Harry Potter, il cyberpunk). gli editori tradizionali hanno avuto difficoltà a inquadrare le loro collane nei nuovi generi, e così si sono persi i lettori tradizionali senza acquisire quelli nuovi. in un modo o nell’altro non c’è stato un ricambio generazionale adeguato…

  41. Sì, è un discorso complicato e spiacevole – perché significa contemplare le macerie di ciò che rimane la nostra passione.
    Per questo, se di quando in quando mi abbandono a post come questo, preferisco se posso limitarmi a segnalare ciò che esiste di buono.
    Che per ciò che mi riguarda è ormai normalmente in originale.
    Come ho ripetuto fino alla noia – in inglese costa meno, c’è più varietà, dura di più 🙂

  42. lo dici a me che compro libri in inglese da più di 40 anni? yes, you’re right!!

  43. COMUNICAZIONE DI SERVIZIO

    Per chi desiderava sapere se si trovino online le tre interviste incriminate.
    Il programma è Wonderland, di RAI4.

    http://www.wonderland.rai.it

    Esplorando il loro sito web si dovrebbero trovare i filmati in questione.

  44. Se ho capito bene chi è sandro p., mi permetto di fargli complimenti tardivi per il suo lavoro, soprattutto per alcune splendide (e massicce) mega-antologie tematiche.

  45. … che ho anche io qui sul mio scaffale.
    Sì, Quiller, credo che sia chi sai tu 😉

  46. La fantascienza è viva, vivissima. Forse una delle cose più vitali e promettenti sulla scena letteraria. Altro che il carrello dei bolliti che certe case editrici continuano a propinarci senza sosta e senza vergogna. Non solo la fantascienza è viva ma la contaminazione tra letteratura di genere e letteratura classica è in pieno svolgimento e autori come Lansdale, De Lillo, Saunders, solo alcuni nomi, se ne sono accorti da un sacco di tempo.

  47. L’unica cosa morta mi sembra la luce nei loro occhi. Una sorta di ultimo tramonto che li ha catapultati in un mondo che non capiscono più. La fantascienza è morta, la letteratura è morta, l’umanità è morta. Sono cose che si dicono quando guardiamo il cielo dal fondo di una bara (chiusa).

    Ai posteri l’ardua sentenza, ma per i posteri, morti lo siamo tutti da un pezzo.

  48. grazie Quiller. le antologie erano il mio massimo divertimento. potevo spaziare su tutto il mondo delle riviste americane senza limiti di spazio…era un piacere lavorare alla Nord. altri tempi…e concordo anche con Giorgia. ci sono autori importanti e bravi nel mondo borderline. Lansdale è uno dei miei preferiti in assoluto, anche al di fuori del fantastico (In fondo alla palude e La sottile linea oscura sono capolavori tout court della letteratura contemporanea). a proposito, qualche settimana fa l’ho conosciuto di persona, a Roma per la presentazione del suo ultimo libro. simpatico e in gamba, davvero.

  49. meno male che ci sono ogni tanto discussioni come questa e segnalazioni come quelle del Dottor Mana che ci rimettono nella giusta prospettiva. Grazie a tutti della interessantissima segnalazione e della avvincente lettura dei botta e risposta su questa pagina. Come dice sempre il diabolico Dottor Mana già citato “La fantascienza è viva e ci saluta tutti”…

  50. Non più tardi di tre mesi fa mi sono trovato coinvolto in una discussione con Franco Forte – responsabile dell’insieme delle collane di edicola di Mondadori – che sosteneva con la massima sicurezza l’idea espressa su Wonderland da Lippi ed Evangelisti: la fantascienza è morta. Non c’erano spazi di discussione o di obiezione: la fantascienza in Italia non vende. Il motivo per cui gli editori non la traducono, e non investono sui nuovi autori nostrani, è che i lettori italiani non ne vogliono sapere, e puniscono con scarse vendite chiunque tenti la strada del genere. Ma Forte si spingeva oltre – come hanno fatto Evangelisti e Lippi – sostenendo che anche nel resto del mondo la fantascienza è ormai in una crisi profonda.
    Assalito da dubbi non lontani da quelli dell’autore di questo articolo, armato di pazienza e determinazione, mi sono messo alla ricerca di dati che confermassero o smentissero questa analisi – che nella mia ingenuità mi pareva un po’ semplicistica – imbattendomi così in un documento che non posso non segnalarvi. Ho infatti scoperto che nei lontani anni Sessanta, periodo considerato dai più di grande vitalità per il genere, un certo Earl Kemp compilò un documento intitolato “Who Killed Science Fiction?”. Quel documento era basato su 108 questionari, che Kemp aveva inviato al gota degli autori di fantascienza (gente come Asimov, Heinlein, Bradley, Bradbury, Vonnegut e via discorrendo), chiedendo loro se la fantascienza fosse davvero morta e, nel caso, chi l’avesse uccisa.
    Non sono solito pubblicizzare surrettiziamente il mio blog nei commenti ai post altrui ma vista la presente discussione credo che potreste trovare stimolanti i risultati di quel piccolo studio amatoriale: http://www.ghiaccionove.com/2012/04/fantascienza_morta/

  51. Grazie della segnalazione.
    Avevo discusso del lavoro di Kemp l’anno passato, all’uscita della ristampa del suo lavoro

    https://strategieevolutive.wordpress.com/2011/03/23/chi-ha-ammazzato-la-fantascienza/

    Si tratta in effetti di un documento illuminante, considerando che il buon Kemp lo ha aggiornato decennio per decennio…

  52. Mi pareva strano che uno attento come te si fosse lasciato sfuggire quel documento… :).
    Sì, l’analisi combinata dei diversi aggiornamenti è una fonte inesauribile di informazioni e spunti di analisi. Sarebbe stato meraviglioso se gli autori di Wonderland si fossero ricordati di quel documento e ne avessero chiesto conto a Lippi ed Evangelisti. Quella sì che sarebbe stata un’intervista da ricordare.

  53. Io mi sono stancato di dar la colpa agli editori se non trovo più fantascienza in libreria.
    Ma di certo non posso nemmeno darla ai lettori.

    L’unico fatto certo è che pubblicare qui e ora fantascienza si è dimostrata scelta economicamente suicida. I cadaveri editoriali di questi ultimi decenni stanno lì sul bordo della strada come monito a chiunque fosse tanto sciocco da riprovarci.

    E dunque non ha molto senso sperare in un qualche cambiamento o addirittura in un qualche atto di lungimiranza da chi con i resti del bel tempo che fu ancora ci mangia.

    Se ancora si trova qualcosina sugli scaffali delle librerie lo si deve unicamente a chi con la fantascienza NON ci campa, vedi Delos.

  54. @Iguana
    Io però di stragi senza colpevoli non ne posso davero più.
    E come scienziato – se non come lettore di fantascienza – mi aspetto che gli eventi abbiano una causa.
    Il fatto che la causa possa essere complessa non mi spaventa – mi urta piuttosto l’ultrasemplificazione, che è poi il motivo all’origine di questo post.

  55. Ma io sono d’accordo con te.
    Solo non volevo invadere il tuo spazio con le mie teorie riguardo le cause e le dinamiche che hanno portato a questa situazione.
    Del resto ne avevamo già parlato a suo tempo…

  56. Nessuna invasione – questo spazio è aperto 😉

  57. Ok, l’hai voluto tu. 🙂

    Tre passi nel delirio, finalmente svelato il responsabile della morte della fantascienza in italia: 1, 2 e 3.

  58. Ah, quindi ammetti le tue responsabilità nella morte del genere 😉

    Ottima tripletta, e buona da tener presente.

  59. Iguana/Giorgio, ottime osservazioni. partiamo sempre da tre presupposti: 1) in Italia, anche ai tempi d’oro degli anni 70/80 c’era sempre un decimo della popolazione di lettori degli altri paesi (si diceva che in Italia c’era un bacino di 10.000 lettori quando nella stessa Francia se ne calcolavano 100.000). E’ ovvio (triste dirlo) che in tempi di crisi letteraria mondiale della sf il bacino di lettori italiani sia andato diminuendo sotto il limite della convenienza editoriale. 2) l’imbarbarimento culturale degli ultimi venti anni è un fenomeno tipicamente italiano, che ha penalizzato la sf, genere da sempre “difficile” e di nicchia 3) gli editori non sono mecenati (in genere, a parte qualche rarissima eccezione), e cercano un profitto. l’ho constatato personalmente con Solaria/Immaginario Solaria. non serve proporre autori come Banks, John Barnes (Kaleidoscope Century era un pugno nello stomaco), Ian MacDonald, N.Kress, K.Jeter, R.C.Wilson ecc. ecc. se poi non ti segue il pubblico. fanucci, per presuntuoso che sia, ci rimetteva 50 milioni delle vecchie lire a numero di Solaria…alla luce di queste considerazioni e di quanto avete già detto voi non me la sentirei di accollare tutte le colpe a Urania..opinione personale, of course.

  60. Ciao Sandro, felice di ritrovarti!
    A me pare che le tue considerazioni sostengano in sostanza lo stesso mio punto di vista: in un paese fantascientificamente debole come il nostro qualsiasi elemento che interagisca con la fragilità del sistema editoriale ha conseguenze ingigantite rispetto a quel che avviene altrove.
    Io non do tutte le colpe a Urania. Dico solo che negare l’influenza della rivista Mondadori in un tale scenario mi pare pratica miope e fuorviante se si voglia analizzare con completezza il desolato scenario fantascientifico nostrano.

  61. Concordo con l’analisi – si tratta di un mercato fragile.
    La paura della perturbazione è importante e grave almeno quanto la perturbazione stessa del sistema.
    Nel senso che se pubblicare un romanzo “di rottura” può significare un crollo nelle vendite, la paura ansiosa del crollo delle vendite non migliora lo stato di salute generale del sistema.

    In realtà, tanto per mettere giù anch’io la mia piccola eresia, forse proprio l’editoria elettronica potrebbe aiutare – considerando i costi ridotti (specie per il lettore), potrebbe essere un buono strumento per proporre titoli e autori nuovi o diversi, in modo da permettere al pubblico di ricostituirsi un gusto che vada al di là delle eterne ristampe.
    Ma si tratta chiaramente di una cosa molto lunga.

    E ne approfitto per ricordare con affetto Solaria – ne parlavamo poche sere addietro, domandandoci come una tale validissima selezione di titoli avesse potuto scomparire in quel modo.
    Il dato sulle perdite dell’editore la dicono lunga.

    • Davide, grazie per la stima. Mi pare purtroppo che siamo tutti sostanzialmente d’accordo. Giorgio, ho più volte criticato io stesso certe scelte di Urania (a volte proprio sulle pagine del notiziario Fanucci) ma di fronte all’evidenza di certi dati economici sulle vendite (forse i 50 milioni di perdita dichiarati da Fanucci su Solaria saranno stati esagerati, ma la sostanza era quella) bisogna arrendersi. E’ pur vero che avevo avvisato Sergio che era una mossa azzardata mettersi contro la corazzata mondadoriana ma certo mi aspettavo anch’io un responso più positivo. Pazienza. Resta la consapevolezza di aver cercato, sia pure senza i mezzi di Urania, di portare in Italia una ventata d’aria nuova, e di far conoscere al pubblico qualche autore e qualche romanzo di un certo rilievo. E guardando quello che esce oggi in edicola (l’ultimo capitolo del Ratto d’acciaio di Harry Harrison, un ciclo d’avventura che mi permetto di giudicare come minimo “mediocre”), rimango sempre più convinto delle mie idee e delle mie scelte passate. E la cosa più strabiliante è che molti miei “amici” di FB e lettori di sf ne siano entusiasti..d’altro canto, sono gli stessi “amici” che considerano ancora Simak o Vance i loro autori preferiti, e guai a toccarglieli. Insomma, che dire? forse bisogna alternare i generi, e proporre un po’ di nuovo e un po’ di vecchio, come fa Lippi su Urania (non dimentichiamo che è in programma River of Gods di Ian MacDonald e The Windup Girl di Paolo Bacigalupi).. ai posteri l’ardua sentenza…

  62. Io non ho problemi a venerare Vance su un altarino (e Leiber, e Hamilton, e Howard…) ma al contempo gradisco alquanto un sacco di autori recentissimi che su Urania non vedremo mai.
    Apprezzare il passato non significa viverci (con buonapace dei Jethro Tull).

    Detto ciò, mi concedo un momento “volemose bene” e ringrazio tuttii partecipanti alla discussione – siamo arrivati a 63 commenti mantenendo un livello di civiltà fantastico.
    È bello avere dei lettori e commentatori tanto di classe.
    Grazie, ragazzi e ragazze 😀

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