strategie evolutive

ciò che non ci uccide ci lascia storpi e sanguinanti


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Povero di tempo, povero di denaro (o viceversa)

Mi sono trovato a riflettere, un paio di noti addietro, su una strana faccenda legata alle mie attuali circostanze, ed alla situazione generale.

Come ho accennato altrova, questo inizio 2013 (inizio oramai inoltrato) ha portato un po’ di imbarazzi economici – nulla di devastante, ma certo, per motivi già discussi, la questione del pagare le bollette è passata dall’essere una cosa della qual esi occupava in background la mia banca, all’essere il frutto di una oculata gestione personale delle mie finanze.
Ovvero – tocca far due conti e tirare la cinghia.

Piggy-bank7Ma la cosa che mi ha in effetti sorpreso, in questo mio impoverimento di danaro, è stato il parallelo impoverimento di tempo.
Mi ha sorpreso perché, abitualmente, si associa la penuria di quattrini con la sovrabbondanza di tempo libero.
Forzatamente libero.
Da una parte, l’ipotesi che il danaro incassato sia proporzionale alle ore lavorate è profondamente radicata nella nostra cultura – l’ideale pseudorandiano secondo il quale se ai poveri nonpiacesse davvero la povertà, basterebbe loro lavorare di più.
Dall’altra, la carenza di pecunia limita seriamente le possibilità nel tempo libero – niente cinema, serate al pub, cene esotiche, gite fuori porta.
Avanza un sacco di tempo.
O no?

Beh, apparentemente no.
Perché a quanto pare, quando le cose si fanno difficili (la Crisi, ricordate?), ci si ritrova semplicemente a lavorare molto di più per incassare sostanzialmente meno.
Un po’ dipende dai clienti – come sa benissimo qualunque freelancer, affermare di poter fare il lavoro in trenta ora significherà semplicemente che il committente
a . ci chiederà di farlo in venticinque
b . cercherà di cacciare a forza nel pacchetto cinque ore in più
Un po’ dipende dal fatto che quando si ha bisogno di lavorare ci vengono proposte tariffe più basse.

clock-faceMa una parte consistente del problema tempo dipende dal fatto che, quando i conti si fanno sul centesimo, si spreca un sacco di tempo.
Per fare i conti al centesimo, ad esempio.
Oppure per fare quella mezz’ora di macchina in più che ci permetterà di approfittare delle offerte speciali di quel certo supermercato.
O nell’ora – tra andare e tornare – per raggiungere il posto dove tenere le lezioni, riparare il computer, ammaestrare le pulci o quale che sia la nostra attività di sussitenza, il nostro piano B, C, D.
E poi il tempo impiegato per delineare i piani E, F, G, e H – che, l’esperienza ce lo insegna, diverranno tragicamente necessari se la situazione continuerà ad essere quella attuale.
E non ci sono segnali che ci lascino sperare il contrario.

E così non ho tempo di scrivere (le mie storie) perché devo scrivere (i miei articoli).
Non ho tempo per tradurre (ciò che mi piacerebbe tradurre) perché sono troppo impegnato a tradurre (ciò per cui mi pagano):
Non ho tempo per leggere un buon libro… beh, no, ok, ce l’avrei, se non mi prendesse l’ansia di sapere che il tempo passato a leggermi un libro potrei spenderlo (aha!) per inventarmi una nuove fonte di introiti, per portarmi avanti col lavoro, per fare dei conti…

L’anticamera della depressione, della lenta discesa nella spirale per cui si disperdono energie e risorse e si riesce solo a scivolare più in fretta giù per la china.
È il momento di rivedere le priorità, o soccombere.

Esiste però un rovescio della medaglia, sperimentato nelle ultime settimane – come per il denaro, anche col tempo, l’averne poco può essere compensato dall’amministrarlo con attenzione.
E qui c’è una bella differenza – perché se è vero che amministrare con cura le nostre finanze, da solo, non basterà a farle aumentare, amministrare con cura il nostro tempo ci può permettere di accrescerlo, e di usarlo meglio.

Non credo esista una ricetta preconfezionata e buona per tutti per la gestione del tempo.
Ma è possibile, con un po’ di attenzione e un po’ di inventiva, sviluppare una propria tabella di marcia che potrebbe farci scoprire che, sì, i soldi sono pochi, ma ogni giorno ci viene consegnata fresca una nuova giornata di 24 ore – e possiamo usarla per fare un sacco di cose.
Anche staccare per un po’, e smettere di pensare ai quattrini.

Il tempo è importante.
Come diceva Harlan Ellison – e aveva ragione – soldi potrò sempre guadagnarne degli altri.
Il tempo non è soggetto a rivalutazioni, speculazioni e aumenti di capitale.
Ma nessuno potrà mai restituirci quello che ci viene sottratto (o che buttiamo)*.

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* Oh, una rapida nota sulle opportunità.
Culturalmente sono portato a vedere qualunque cosa mi capiti come un’opportunità per migliorare, perimparare qualcosa di nuovo, eper mettere a frutto ciò che ho imparato.
Ma questo non significa che io accolga questi tempi maledetti, come una meravigliosa opportunità della quale rallegrarmi.
Non sono stupido fino a quel punto.


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Rosso, desolato e meraviglioso

Non ne hanno parlato in molti, molti di coloro che ne hanno parlato hanno detto sciocchezze.
RAI 3 ci aveva blanditi, promettendo una copertura completa delle ultime fatidiche ore prima dell’atterraggio.
Ma poi non hanno fatto nulla.

Ci sono altre cose per aria, naturalmente.
Cose importanti assai.
Ci sono le Olimpiadi, naturalmente.
C’è lo Spread sempre in agguato.
C’è la Crisi la Crisi la Crisi, e tutti sono a casa a sperare che non pensandoci vada via, ma non riescono a pensare ad altro.
Alla Crisi ed ai Soldi.
Il che ci riporta alle Olimpiadi, con quegli atleti che guadagnano così tanto e, curiosamente, all’unico dato che tanta stampa ha pensato fosse il caso di sottolineare.

La missione Curiosity è costata ventisei 2.5 miliardi. Continua a leggere


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Ma allora non lo fai per passione…

… tu ci vuoi guadagnare!

È una specie di mantra che un sacco di persone, in un sacco di posti diversi, sembrano aver fatto proprio.
Si pronuncia con un tono fra l’infastidito, il deluso e l’ironicamente superiore, come se avessimo al contempo deluso e confermato le aspettative dell’interlocutore.
Che bastardi che siamo, eh?

Ricordo un caso eclatante.
Un collega che mi stava scroccando un passaggio da Bolzano a Torino, mi chiese anni addietro se la mia attività di analista di dati ambientali (Laurea in Geologia e Diploma di Tecnico Ambientale, Master in Micropaleontologia Applicata) lo svolgessi per passione o per danaro.
Gli spiegai che la passione non paga gli alimenti alla mia ex moglie (battuta da Agenzia Rockford), ma mi dissi disponibile, se il lavoro di analisi fosse stato modesto, a svolgerlo ben volentieri gratis nei finesettimana – quando io per principio non lavoro – in cambio di una più che gradita pubblicazione a firme congiunte.
Ma anche quella, non gli andava bene.
L’idea era che io analizzassi i dati gratis, e poi gli regalassi i risultati (interpretati) affinché lui potesse pubblicare il tutto a proprio nome.
Con buonapace dei miei weekend.
Dopotutto, quando c’è la passione…

Mi dicono ora – ma sono voci di corridoio, naturalmente – che il collega in questione è stato malamente segato all’ultimo concorso per una cattedra qui a Torino, e qualcun’altro ha ottenuto il posto.
In questi concorsi le pubblicazioni contano, fanno punti.
E io non sono così terminalmente presuntuoso da poter presumere che quella irrealizzata pubblicazione a firme congiunte avrebbe fatto la differenza.
Però chissà.
Una pubblicazione a firme congiunte è sempre meglio che nessuna pubblicazione.

Ma godere di queste cose, mi dicono, è karma negativo.

Certo è incredibile la quantità di persone, là fuori, che sono fermamente e incrollabilmenet convinte che noi, poiché abbiamo non solo le capacità, l’intelligenza, il fascino e l’anima, i contatti, il background, i cojones, il software e la bibliografia ma anche la passione, dovremmo lavorare gratis per loro.
Alle loro condizioni.
Coi loro tempi.
Sui loro progetti.
E ringraziare, prima di levarci dai piedi.

In fondo si tratta di una occasione che ho deciso di darti…

Sono una marea sterminata.
Sono ovunque.
E per rendere le cose un po’ più interessanti, di solito non ci forniscono le informazioni complete, pretendono l’assoluta discrezione ma non la mantengono, considerano la proposta di un contratto, anche in assenza di quattrini, come un’offesa alla loro integrità professionale.

E poi quando gira il vento…

Senza contare quelli che, patuito un compenso, cascano dalle nuvole a lavoro ultimato, quando tale compenso viene preteso.
Conosco un artista che per ottenere quanto patuito per contratto ha dovuto aspettare sei mesi, rivolgersi ad un legale e, una volta ottenuti i quattrini, è stato messo sul libro nero dall’ahgenzia con cui lavorava.
Perché è uno che ha delle strane idee, capite…
Non sto scherzando!

Ma come?
Vuoi essere pagato?!
Dopo l’opportunità che ti ho dato?!

Già, l’occasione!
Cosa non si farebbe, in questo paese, senza l’occasione giusta.
Perché tutto sta nell’occasione – le capacità personali, inclusa la passione, non contano nulla.
È tutta questione di avere l’occasione giusta.
E ringraziare chi ce la offre – a fronte del nostro non retribuito lavoro.

Ora la situazione è tale – a livello globale, per non dire interplanetario – che a volte si lavora per il karma, per una pizza e una coca, per la soddisfazione di poter collaborare con persone che si stimano.
Al limite, quindi, lavorare gratis.

Però…

PS: Il collega di cui sopra mi informò anche che, qualora avessi deciso di portare avanti la mia intenzione di conseguire una seconda laurea in Scienze Naturali, si sarebbe impegnato personalmente per evitare che io ci riuscissi.
Poi scese dalla mia macchina lamentandosi del fatto che ci avevamo messo troppo a rientrare a Torino.
Ma godere di quel che pare sia capitato, lo ripeto, è karma negativo.

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