Si era detto pulp, e neanche a farlo apposta, attraverso Facebook mi arriva una richiesta pulp per il Piano Bar del Fantastico.
prima performance dell’anno.
Il locale è buio e fumoso, il piano verticale mostra inquietanti fori da proiettile, ma noi il pezzo lo facciamo lo stesso.
Poi canteremo in coro la Marsigliese.
La richiesta fa più o meno così…
Mi piacerebbe leggere un’avventura sul classico, tipo avventuriero in giro per il globo et silmilia. […] Una cosa anni ’30 con locali ai confini del mondo, sigarette arrotolate a mano, donne chiamate pupe.
Il genere pulp-avventuroso, in Italia, è poco frequentato.
Un editore, da qualche parte in passato, provò a pubblicare Doc Savage, ma ottenne risultati mediocri di vendite e di critica.
Il genere è più praticato al cinema (Indiana Jones, La Mummia) che non nella narrativa.
A complicare le cose ci si è pure messo Tarantino, che intitolando Pulp Fiction un film che si sarebbe potuto tradutrre con Narrativa d’Appendice, ha autorizzato qualsiasi idiota a definire pulp una storia a base di sesso, droga e violenza.
In realtà, la cosa è più complicata – possiamo immaginare una ideale suddivisione in quattro periodi della storia del pulp.
- il proto-pulp – su riviste come i penny dreadfuls inglesi e le dime novel americane, dagli anni 90 del 19° secolo alla prima guerra mondiale. Un catalogo che spazia da Conan Doyle a Kipling, passando per decine di autori sconosciuti.
- il pulp propriamente detto – quello delle riviste pulp pubblicate fra le due guerre… da Black Mask a Weird Tales passando per Astounding
- il pulp del dopoguerra – equamente suddiviso fra i paperback della Gold Medal e le riviste tipo Men’s Adventures
- il New Pulp – pubblicato ora, spesso in formato elettronico
Qui ci occuperemo essenzialmente di pulp propriamente detto – quello dei racconti e dei romanzi brevi pubblicati sulle riviste.
Perciò, fermiamoci un attimo, e cerchiamo di mettere giù una delle nostre solite reading list.
Ci toccherà leggere in inglese – fatevene una ragione.
Cominciamo con due volumi di Non Fiction.
Indispensabile, la Encyclopedia of Pulp Fiction Writers, curata da Lee Server, offre un buon catalogo di autori ed opere, lasciando la definizione di “pulp” quanto più ampia e vaga. Nel volume troviamo Ian Fleming, Dash Hammett e Jackie Collins, ad indicare come sotto l’etichetta di “pèulp” potesse annidarsi una grande varietà di temi, di generi, di scritture.
Secondo, indispensabile volume, è Pulp Culture: The Art of Fiction Magazine, di Robertson & Davidson, che affronta un tema fondamentale della narrativa pulp – quello delle copertine, offrendo una panoramica davvero spettacolare di artisti, temi, generi.
Questo, per sapere di cosa si parla quando si parla di pulp.
Ora, definiamo uno scaffale minimo di narrativa.
Il lettore distratto, o la persona assoluatmente a digiuno riguardo al genere, potrebbe cominciare con due belle antologie – una delle quali è già stata citata in passato su queste pagine: Gripping Yarns, della benemerita Wordwsworth Classics, è una collezione colossale, formato dizionario, di narrativa popolare “classica”.
Contiene di tutto, dalle storie di spettri alle narrative di viaggio, passando per il poliziesco e la fantascienza.
Rappresenta un buon esempio di ciò che ci si poteva veder servire da una rivista pulp fra la prima e la seconda guerra mondiale.
Secondo volume del nostro scaffale minimo è invece The Big Book of Adventure Stories, altro massiccio volumone curato dal leggendario antologista Otto Penzler, e che ci propone un ampio campione di storie apparse sui pulp – da Tarzan a la Primula Rossa, passando per King Kong, Zorro e Hopalong Cassidy.
Penzler è anche responsabile di una serie di antologie sul pulp poliziesco, pubblicate da Black Lizard – che potrebero sopperire al settore mystery del nostro scaffale pulp – Hammett, Chandler, Chester Hymes, David Goodis…
Con questi due volumi, per un po’ avremo di che divertirci.
A seguire, a parte i soliti H.P. Lovecraft, Robert E. Howard e Clark Ashton Smith, ai quali possiamo aggiungere Edgar Rice Burroughs, un buono scaffale di narrativa pulp dovrebbe in linea di massima contenere
. qualcosa di Harold Lamb, signore indiscusso dell’avventura storica ed esotica; i volumi tematici e filologici della Bison Books curati da H.A. Jones sono meravigliosi, ma piuttosto costosi.
. qualcosa di Talbot Mundy, che in un tempo più illuminato fece della narrativa avventurosa una professione. Molti dei romanzi di Mundy sono reperibili tramite il Progetto Gutenberg, e sono vivamente consigliati. Si può cominciare con King of the Khyber Rifles…
. qualcosa di Norvell Page, uno dei grandi del pulp avventuroso ed eroico – The Spider vs The Empire State è un volume sontuosissimo che colleziona alcune delle storie migliori di questo autore dedicate al vendicatore mascherato The Spider. La Black Dog Books pubblica anche alcune interessanti collezioni di horror, western, poliziesco e weird menace.
. qualcosa di Lester Dent, l’inventore della famosa Formula ed autore di Doc Savage – e di decine e decine di altri romanzi. In questo periodo pare che l’interesse per questo autore stia aumentando, con un buon numero di ristampe, soprattutto di thriller e western.
. qualcosa di Walter B. Gibson, l’autore delle storie di The Shadow e di The Avenger, e di una quantità di volumi sulla magia, l’occulto e i giochi di prestigio (spesso scritti per conto di Houdini – incluso l’eccellente Houdini on Magic). Oltre ad una quantità di lavori sui giochi di carte. Anche qui il catalogo è abbondante e spesso non esattamente a buon mercato.
Aggiungiamo sullo scaffale un po’ di Henry Rider-Haggard – che ricadrebbe nella narrativa vittoriana ma noi siamo di manica larga – e Lost Horizon di James Hilton, il capostipite di tutti i romanzi sulle cittàperdute fra i monti del Himalaya.
Una bella collezione di Planetary Romance di Leigh Brackett (diciamo Sea Kings of Mars, della Gollancz), e il massiccio The Complete Richard Hannay Stories, di John Buchan, che Wordsworth lascia per qualcosa come 3 euro.
Sarebbe bello avere anche qualcosa di Sexton Blake, e un paio di volumi di Biggles – ma di questi parleremo magari un’altra volta.
Esistono poi – e sarebbe bello poterle collezionare tutte – delle splendide ristampe anastatiche dei vecchi pulp – primo fra tutti Oriental Stories.
Prodotte dalla Wildside Press di John Gregory Betancourt, sono un buon modo per rivivere lo spirito dei pulp – maneggiando volumetti che includono le illustrazioni originali, le pubblicità, le lettere dei lettori.
Questo è probabilmente il modo migliore di avvicinarsi ai pulp – col pacchetto completo.
Quelli che possono collezionano gli originali,pagandoli dieci volte tanto – ma si tratta di collezionismo portato al suo estremo.
Dal catalogo Wildside possiamo ancora trarre un po’ di materiale improbabile, come i volumi dedicati all’opera di Arthur O. Friel o del misterioso (e maledettamente divertente) Achmed Abdullah.
Per chi pratica gli ebook, la Wildside produce anche degli interessanti e spartani “megapack”, nei quali vengono offerti, per meno di un euro, un paio di dozzine di storie tratte dai pulp.
Con 5 euro, è possibile scaricare sul proprio ereader un paio di centinaia di storie classiche, di tutti i generi e di autori spesso fondamentali.
Altro editore di riferimento, la giovane (fondata nel 2006) Altus Press sta mettendo sul mercato delle eccellenti ristampe di vecchi pulp, con un ampio catalogo dedicato al genere più strettamente avventuroso.
Difficile prendersi delle fregature – per quanto i titoli rimangano abbastanza costosi – ma si può sempre far ricorso al catalogo di ebook della Altus.
Resta, naturalmente, la questione New Pulp – poiché il genere, sconosciuto in Italia, non è morto, ma sta bene (in America) e vi saluta tutti.
Per cui ci faremo magari un altro post.
16 gennaio 2013 alle 7:20 AM
Ottima guida! Grazie davvero. E leggiamoceli in inglese, allora.
16 gennaio 2013 alle 9:11 AM
Ottimo post! Sempre denso di segnalazioni e consigli 😀
Speravo che avresti pubblicato una lista del genere.
E adesso aspetto anche il post sul new pulp (anche se da leggere ce n’è fin troppo così!) 🙂
16 gennaio 2013 alle 9:37 AM
“Pulp Culture: The Art of Fiction Magazine” è un libro illustrato veramente stupendo! Non solo per le immagine ma anche per il contenuto. Segnalo però un piccolo errore nel testo dell’articolo: l’autore è Frank Robinson non “Robertson”. Tra l’altro Robinson recentemente ha messo all’asta la sua vasta collezione di riviste originali.
16 gennaio 2013 alle 9:46 AM
Monumentale! Gripping Yarns è un volume mitico, ancora grazie 🙂
16 gennaio 2013 alle 11:26 AM
Articolone!
Il pulp è uno dei pochi generi che riesce a fare dei cliché i suoi punti di forza. Personalmente mi piace, anche se lo devo prendere a dosi alterne, diciamo un volume intervallato da altri di altri generi.
In Italia non ha mai preso piede, è vero.
E dire che da Salgari poteva nascere una scuola orientata verso il pulp, non credi?
16 gennaio 2013 alle 11:45 AM
Ai vecchi tempi avevamo i narratori d’appendice – Salgari, Yambo che faceva fantastico sui generis, il grande Tarchetti, che nell’ottocento getto le basi dell’orrore sovrannaturale italiano…
Poi è stato il nulla.
Un atteggiamento culturale snob? Il basso indice di alfabetizzazione fra le guerre? Il Regime?
Mah.
16 gennaio 2013 alle 12:11 PM
Alcuni danno la colpa a Gramsci che nei suoi quaderni stroncò tutta la narrativa popolare e soprattutto dall’establishment culturale successivo alla seconda guerra mondiale che lo preso un po’ troppo alla lettera (d’altra parte Gramsci scriveva dal carcere durante il regime).
16 gennaio 2013 alle 12:43 PM
… il che rende particolarmente azzeccata la frase “Gramsci avrebbe dovuto uscire di più.”
16 gennaio 2013 alle 2:53 PM
Per come la vedo io, molta colpa va data a un atteggiamento snob verso la lettura popolare. C’è stato poi qualche ritorno di fiamma negli anni ’70, virata però verso l’erotismo spiccio (ne parlerò in futuro), ma null’altro.
16 gennaio 2013 alle 5:09 PM
Mi piacciono tutti i generi nessuno escluso ( anche se il mio favorito è la fantascienza) per il pulp, direi che mi piace molto Jim Thompson. Sempre che lui sia un autore pulp. Mi piaccioni gli autori “grandi”, non m’importa se sono popolari o colti.
16 gennaio 2013 alle 5:13 PM
Oh, Thompson ci sta benissimo, pur essendo tardo-pulp.
Era un autore Gold Medal, se ben ricordo.
Molto duro, ma molto evocativo.
18 marzo 2015 alle 8:20 AM
Ciao Davide, non so se risponderai qui vista la data del post, ma mi sembra il luogo più opportuno. Tra gli autori citati quali ritieni i più accessibili per quanto concerne l’inglese? La Wildside pubblica in ebook raccolte per autore che vorrei usare per approcciarmi alla lettura in lingua inglese che finora per la fiction mi risulta ostica. Intanto ho iniziato con il tuo romanzo per cui ti faccio le mie congratulazioni.
18 marzo 2015 alle 10:13 AM
Diciamo che tutti i vecchi mostri sacri del pulp avevano uno stile abbastanza accessibile. Più che altro, alcuni sono invecchiati male. Fra le raccolte della Wildside, le più interessanti, io credo, sono quelle di Lamb e di Mundy, mentre eviterei ad esempio il Megapack di E. Hoffman Price perché pare contenga solo storie di seconda scelta. Un altro buon punto di partenza potrebbe essere il Pulp Megapack della Wildside, che ti fornisce un buon campionario di autori.